VISIONI

Anime diaboliche e diaspore di vita sul tavolo da poker

FIRENZE
GABRIELE RIZZAITALIA/FIRENZE

Trasferito ai giorni nostri, fra chat e telefonini, dagli originali anni 80, arriva a teatro, nell’adattamento di Sergio Pierattini, Regalo di Natale, dal film di Pupi Avati (Coppa Volpi a Carlo Delle Piane). Schermo e palcoscenico da un po’ si scambiano i ruoli (vedi La classe operaia va in paradiso di Elio Petri). Punteggiato dai rilanci e scandito dai bluff, che del poker sono l’anima diabolica, il gioco si fa duro.
PARADIGMA di una condizione umana pericolante, la storia rivive, fra rimpatriata goliardica e diaspora esistenziale, nella regia trasparente di Marcello Cotugno e nel gioco di squadra, affilato e affiatato, di Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase. E se la prima parte respira di una giocoleria mimica che indulge alla pochade (ma il riso è amaro) nella seconda il profilo si scurisce, scuote l’emorragia del cosa eravamo e cosa siamo diventati. Noi stessi alla fine costretti a guardarci dentro. Un bel regalo, dotato di un respiro drammatico autentico, né posticcio né presuntuoso. Alla Pergola ancora domani.
Gabriele Rizza

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