ECONOMIA

Tria blindato dall’Ue. Guerra elettorale tra gli alleati di governo

Moscovici: «È l’uomo giusto al posto giusto». Il vicepremier M5S: «Sulle banche fare presto». Il Mef: «Rimborsare secondo le norme»
ANDREA COLOMBOeuropa/italia

L’incontro di ieri a Bucarest fra il ministro italiano Giovanni Tria e il vicepresidente uscente della Commissione europea Dombrovskis sul Def è il primo di una lunga serie di colloqui e trattative e anche scontri tra l’Italia e la Ue di qui al varo della legge di bilancio in dicembre. Il Documento sarà presentato martedì, Tria ha lasciato Bucarest ieri sera, disertando la riunione Ecofin di oggi, proprio per mettere a punto gli ultimi dettagli. Certo, il Documento non sarà definitivo, del resto non lo è mai e tanto meno in una situazione ad alto tasso di incertezza come quella attuale. Non significa però che il passaggio sia una formalità priva di importanza. La commissione chiede che già nel Def siano indicati alcuni punti fermi e Tria è d’accordo. Il Def non sarà definitivo, ma nemmeno pura finzione.
La partita sulla prossima legge di bilancio, che parte a bocce ferme con un rosso superiore ai 30 miliardi, è una faccenda lunga, delicata e molto rischiosa. Si capisce dunque perché il ministro dell’Economia non volesse aprire le danze nel modo peggiore possibile, presentandosi con una decisione sui rimborsi ai risparmiatori truffati tale da provocare la bocciatura con annessa procedura d’infrazione di Bruxelles. Ha tenuto duro contro i 5S nei giorni scorsi e continuerà a farlo, con il sostanziale appoggio della Lega. Tanto più che le clausole dell’accordo raggiunto con la commissaria europea per la Concorrenza Margrete Vestager sono migliori di quanto l’Italia si aspettasse. Nessun automatismo. Corsia preferenziale per i redditi Isee sotto i 35mila e patrimoni immobiliari sino a 100mila euro. Per gli altri è prevista un’analisi da parte della commissione di 9 membri istituita al Mef. Potrebbe però essere cancellato o ridotto all’osso il «misselling», cioè l’arbitrato sul riconoscimento della vendita fraudolenta delle azioni, e i rimborsi diretti saranno estesi anche agli azionisti, concessione europea nella quale il governo sperava pochissimo.
Conte sottoporrà questo accordo lunedì alle associazioni dei risparmiatori e senza il loro semaforo verde lo scontro con M5S si infiammerà di nuovo. Tria, a Bucarest, ha comunque già garantito che gli accordi verranno rispettati: «Tutto sarà fatto in regola». Moscovici coglie il segnale e fa muro in difesa del ministro: «È l’uomo giusto al posto giusto». Dombroviskis conferma: «Stiamo lavorando strettamente e costruttivamente con il governo italiano. Spero che avremo risultati presto». È una blindatura in piena regola, più significativa, per il ministro, della poco felice rassicurazione mattutina di Conte: «Tria può stare sereno».
Stesso tono, stesse assicurazioni, nel colloquio con Dombrovskis. «Ci sarà il rispetto di alcuni obiettivi e l’Italia si è già impegnata a rispettare le regole nei prossimi anni». Certo con qualche correzione, per colpa soprattutto della frenata brusca dell’economia tedesca. Ma di manovra correttiva non se ne parla: «Sarebbe inimmaginabile». La Flat Tax ci sarà ma se ne parlerà in autunno, con la legge di bilancio non nel Def. Anche sugli effetti del decreto crescita Tria sceglie la prudenza: «Ci saranno ma non così forti come ci si potrebbe aspettare». Dombrovkis però non si allarga e resta sul chi vive: «Aggiornamento utile ma è importante che l’Italia resti almeno complessivamente conforme al patto di stabilità». Le cifre del Def, ancora non definitive, dovrebbero fissare la crescita allo 0,1%, con un bel salto all’indietro rispetto all’1% previsto nella legge di bilancio dell’anno scorso, per non parlare del precedente 1,5%. Tuttavia il governo inserirà nel documento anche l’obiettivo di arrivare allo 0,3% grazie agli effetti del decreto crescita. Il deficit, invece che al previsto 2,04%, salirebbe sino al 2,3 o al 2,4%. I nodi principali sono il deficit strutturale, al netto cioè degli interventi una tantum, e lo scoglio delle clausole di garanzia nella finanziaria dell’anno scorso: cioè dell’aumento dell’Iva. Per ora però non ci saranno richieste di sorte e Dombrovskis lo conferma. Non prima delle elezioni europee. La richiesta di manovra correttiva potrebbe però arrivare a giugno, anche se Tria ritiene invece che «a giugno non dovrebbero esserci problemi».
La fragilità della situazione è evidente e sarebbe tale anche se a trattare con Bruxelles fosse un governo compatto. Tutto diventa più difficile nel clima di guerra totale fra M5S e Lega, con i pentastellati costretti ad attacchi sempre più duri dai sondaggi che vedono la loro lista sotto il 20% e quella leghista sopra il 30%. Certo, la rissa continua in corso è in buona parte campagna elettorale. Ma se le ferite non si cicatrizzeranno rapidamente sarà un governo spaccato, dunque debolissimo, a dover trattare con un’Europa che a urne chiuse si rivelerà meno malleabile di quanto non sia adesso.

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