CULTURA

La retorica agrodolce del «radical chic»

NARRAZIONI
GIACOMO GIOSSIITALIA

Dai tempi di Leonard Bernstein a oggi l’utilizzo della locuzione «radical chic» ha preso piede ben oltre le aspettative e i riferimenti (precisi) che nel 1970 sintetizzò con genialità Tom Wolfe. Chissà oggi cosa penserebbe lo scrittore di Manhattan di questo profluvio di presunti radical chic e soprattutto del dito storto di chi ostinatamente sembra vederne in continuazione, in una sorta di conflitto perenne tra una «presunta» élite e un «presunto» popolo. Da questa semplice quanto triste dinamica, Giacomo Papi ha dato forma a un libretto satirico e al tempo stesso sarcastico come Il censimento dei radical chic (Feltrinelli, pp. 141, euro 13).
IL LIBRO si muove leggero tra i conflitti e le contraddizioni che animano l’Italia degli ultimi anni; un ministro degli interni complessato e feroce e una classe intellettuale a tratti inetta e a tratti priva ormai di un ruolo capace di incidere o quanto meno tenere posizione. Scritto come una parodia Il censimento dei radical chic ha un po’ il sapore amaro di un lamento sottaciuto. Una sorta di accettazione triste di una condizione che tuttavia non sembra ancora in grado di farsi tragedia ma solo di affollare il campo del ridicolo.
Tuttavia se risulta divertente l’azione semplificatoria della lingua messa in atto da Papi, con tanto di note censorie ministeriali a margine, nell’insieme il libro pare costruito per una sorta di ennesima consolazione dentro alla quale è possibile riconoscersi e al tempo stesso sostanzialmente assolversi.
L’AUTORITARISMO innato di questo governo sembra così uscirne levigato da un’ironia per nulla imprudente, anzi prudentissima. Non spetta a un libro come Il censimento dei radical chic indicare colpe e nemmeno possibili traiettorie politiche alternative, tuttavia la «leggerezza» risulta forse opacizzata da una forma di scontento in attesa di tempi migliori. I personaggi buffi e al contempo tragici restano per lo più abbozzati, sarebbe perfetto se la satira andasse fino in fondo.
Il censimento dei radical chic appare dunque debole nell’affrontare e irridere quella tendenza per cui si perde di vista il pericolo e al tempo stesso le ragioni da cui tale pericolo scaturisce. Giacomo Papi sembra compiere una battaglia di retroguardia tranquillizzando le anime belle, come in una commedia ben costruita e girata che tuttavia pare aver smarrito il graffio e il riso di quella che fu un tempo detta all’italiana.

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