SOCIETA

Monfalcone, il prefetto-podestà mette un veto sulla relatrice: mi ha criticato

AGENDE ROSSE COSTRETTE A CAMBIARE PROGRAMMA
DANIELA PREZIOSIITALIA/monfalcone

«La relatrice invitata dal movimento delle Agende Rosse a Monfalcone non è gradita per via di «valutazioni politiche che la stessa ha fatto nel passato nei confronti delle strutture governative anche di Gradisca». Così il prefetto Massimo Marchesiello, via mail ufficiale, fa capire che Serena Pellegrino non è «gradita» alla manifestazione per la 24esima giornata nazionale in ricordo delle vittime delle mafie. La signora in questione è un’ex deputata di Sinistra italiana, ex componente della Commissione Ambiente della camera ed un’esperta di ecomafie. E di Udine.
Ma il prefetto, che ha deciso di entrare nell’organizzazione dell’evento, preferisce un’iniziativa «con taglio istituzionale e quindi necessariamente apolitico sulla materia mafia». Peccato che poi invita due candidate del centrodestra al comune di Modena. È successo ieri a Monfalcone, ormai epicentro delle innovazioni istituzionali alla Orbán, faro e ispirazione del governo a trazione salviniana.
La storia. L’8 gennaio le Agende rosse chiedono formalmente alla sindaca, l’ineffabile leghista Anna Cisint, l’autorizzazione all’uso di una sala per la loro iniziativa per la giornata di ieri. Al 21 febbraio ancora zero risposte. L’associazione allora si rivolge al prefetto il quale manifesta interesse per l’iniziativa tanto da farla sua patrocinandola con il comune per farne un evento per le scuole. Ma la bollinatura dei relatori la deve fare lui.
L’associazione non ci sta, prova a trattare, spiega che la giornata per le vittime delle mafie ideata da Libera e da don Ciotti vive da anni con tutt’altro spirito, e che se il prefetto insiste nel veto i responsabili dell’associazione non cederanno «ad ogni forma di ricatto» .
Il prefetto francamente se ne infischia. E le Agende battono in ritirata: convocano un presidio in Piazza Falcone e Borsellino, al quale invitano gli associati e i nuovi che danno l’avvio al nuovo presidio di Ar di Monfalcone. C’è anche Pellegrino. Il prefetto e il sindaco invece convocano un’iniziativa in cui gli esponenti delle forze politiche possono parlare «perché hanno subito delle minacce». Di esperti di mafie non sanno che farsene. Tanto più se hanno fatto «valutazioni politiche nei confronti delle strutture governative».
Pellegrino invece ne ha fatte, hai voglia: per esempio nel 2013 con la sua testimonianza e denuncia, insieme a quella dell’ex senatore Luigi Manconi, paladino dei diritti umani, ha contribuito a far chiudere l’ex Cie di Gradisca, una «macelleria» - la definizione è di stampa - per cui oggi sono indagate 42 persone, 39 fisiche e 3 giuridiche. Fra cui, oibò, due prefetti.
Pellegrino parli di ecomafie, se vuole, in piazza. Cosa che ieri al presidio ha fatto regolarmente. Non senza commentare l’episodio di cui è protagonista quello che lei definisce «il podestà»: «Finché c’è democrazia le valutazioni politiche sono ancora legittime», spiega, «peraltro ci dovrebbe poi spiegare qual è il collegamento tra Gradisca e Monfalcone». Mica sarà una rappresaglia per il processo in corso? Che del resto il prefetto, con una certa dose di ingenuità, segnala proprio nella mail inviata all’associazione. Sul caso Leu ha presentato un’interrogazione parlamentare. «Il prefetto del resto è lo stesso che ha lasciato che lo scorso 19 gennaio al comune di Gorizia fosse ricevuta l’associazione degli ultimi nostalgici della Decima Mas, l’unità d’assalto fedele alla Repubblica di Salò. E negato la piazza antistante all’Anpi, che organizzava la contestazione dell’evento», conclude l’ex deputata.
Ma qui siamo a Monfalcone. E qui c’è la sindaca Cisint. Anche lei può esibire un curriculum di tutto rispetto: la scorsa estate ha fatto parlare di sé per aver proposto una convenzione che prevedeva un tetto del 45 per cento per i bimbi stranieri nei due istituti scolastici del piccolo centro. Gli altri dovevano essere dirottati fuori città. È sempre lei che da ottobre scorso ha cancellato l’abbonamento della biblioteca comunale al manifesto e ad Avvenire. I cittadini hanno protestato, si sono autotassati e hanno pagato un abbonamento nuovo. Che regolarmente arriva. Il messo comunale lo ritira. Ma il manifesto in biblioteca non è più tornato.

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