VISIONI

Immagini alla ricerca di un rapporto col presente

A PARIGI IL FESTIVAL DOC CINÉMA DU REÉL
CRISTINA PICCINOfrancia/parigi

Ci sarà anche un omaggio a Jocelyn Saab, nel programma di Cinèma du Réel, il festival del documentario di Parigi - fino al 24 marzo, al Centre Pompidou - con due film della filmmaker, militante, attivista, fotografa, scrittrice (e tante altre cose) libanese, passaggi importanti nel suo lavoro: Les enfants de la guerre (1976) e Lettre de Beyrouth (1978I), il primo girato dopo un massacro in una bidonville nella periferia di Beirut tra i bambini sopravvissuti; il secondo, che tre anni dopo l’inizio della guerra civile in Libano, cerca nella città che è la sua, Beirut appunto, tracce possibili di un quotidiano «normale», un bus per esempio mentre i trasporti pubblici non esistono più.
IL DOPPIO programma, al di là del ricordo di una figura magnifica del cinema, illumina anche le linee su cui si muove questa edizione del Festival, la prima con la direzione artistica di Catherine Bizern, che tra le diverse sezioni mette al centro una ricerca - molto polifonica - sul fare documentario oggi, nell’era delle immagini moltiplicate all’infinito sui social che pretendono di raccontare e dove i killer - come accaduto in Nuova Zelanda - si mostrano mentre uccidono in tempo reale.
Cosa significa dunque in questo contemporaneo confrontarsi con la realtà? E quando un’immagine è politica? Seguendo questi interrogativi, e le possibilità che aprono, il programma oltre ai concorsi - internazionale e francese - azzarda possibili accostamenti, che sono anche possibilità; dalla sezione «Front(s) Populaire (s)» in cui troviamo Daniele Incalcaterra e Fausta Quattrini (Chaco, El Impenetrable), Godard (Un film comme les autres) Lech Kowalski (Holy Field, Holy War) a «Fabriquer le cinéma», il cinema nel suo farsi con Pedro Costa, Robert Kramer (Notre nazi), Les Blank (Burden of Dreams). Fino a Kevin Jerome Everson, protagonista della retrospettiva che porta per la prima volta in Francia l’intera opera dell’artista e filmmaker di Mansfield, Ohio, che nei suoi film in diversi formati, a volte brevissimi racconta la classe media african american e quella operaia, la sua memoria nelle città e il suo rapporto sensibile col presente. L’America insomma con Trump e prima.

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