VISIONI

Il Tartufo sa dove colpire e rimestare nel torbido

IL TESTO DI MOLIÈRE DIRETTO DA ROBERTO VALERIO
GABRIELE RIZZA italia/pistoia

Con giocosa ironia e un tocco di sulfurea ambiguità Roberto Valerio si mette sulle tracce di Tartufo. Sono tracce inedite, non convenzionali ma subito riconoscibili. Quindi rispettose del punto di vista originale dell’autore. Il suo Tartufo Molière lo disegnò imperativo e sfuggente. Distillata anima nera, con svenevole noncuranza, ricambia di beffe e sorrisi i suoi benefattori. Sgrana il rosario e si sfrega le mani. Sa dove colpire e rimestare nel torbido. Corte e clero si ribellarono. Tartufo finì in quarantena. Ne uscì solo per «grazia ricevuta» dal Re Sole. Sottratto al peso della tradizione, come da implicazioni sociopolitiche (vedi Ariane Mnouchkine) o psicanalitiche (vago aleggia il fantasma pasoliniano di Teorema), il Tartufo di Valerio procede spedito (e alleggerito) nei classici 90 minuti della sofisticated comedy di matrice hollywoodiana.
IL «TOUCH» è quello. La satira dei costumi, la riflessione sulle derive dell’animo umano, il fanatismo isterico delle ideologie, l’ipocrisia delle dinamiche familiari, il moralismo bigotto dei benpensanti lasciano il posto a una partitura agile e scattante, merito delle scene alla David Hockney di Giorgio Gori, dei costumi polifonici di Lucia Mariani, di una regia complice e tersa, e naturalmente del gioco di squadra degli interpreti. Guidati da Giuseppe Cederna (vischioso Tartufo), Valentina Sperlì (spregiudicata Ermina) e dallo stesso Valerio (ammirevole Orgone). Prodotto da Associazione teatrale pistoiese, dopo il debutto dei giorni scorsi artufo va in tournée, toccando Genova (21/3), Bologna (5/4), Sassari (9/4).

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