EUROPA

Cresce la tensione lungo il confine bollente

IRLANDA DEL NORD
ENRICO TERRINONIirlanda nord/gb/

La confusione generale del quadro politico nel Regno Unito rischia di aumentare per una serie di accadimenti in Irlanda del Nord che non lasciano ben sperare. Sono infatti di qualche giorno fa le dichiarazioni di un importante membro della Real Ira riguardo al pericolo di un ritorno alla «resistenza armata», nel caso si concretizzi una qualche forma di frontiera tra le due Irlande.
John Connolly, che in passato è stato un volontario della Provisional Ira e poi il portavoce della Rira, ma che oggi, dopo diversi periodi in carcere, si dichiara estraneo alla lotta armata, si è detto certo che «gruppi repubblicani armati» passeranno a strategie di «reclutamento di massa» qualora si arrivasse a una «rimilitarizzazione» del confine. Anche solo la presenza di telecamere a circuito chiuso sarebbero percepite come provocazioni e «simboli di una forza militare occupante». Il che varrebbe anche se fosse la Ue a collocare simili «infrastrutture di controllo».
Nel frattempo, il movimento Saoradh, che è tra le formazioni politiche dell’area nazionalista-repubblicana quella più al centro delle polemiche dopo i disordini dell’estate scorsa e la bomba posta di fronte al palazzo di giustizia di Derry del 20 gennaio, denuncia violenze intimidatorie e atti di repressione continuati da parte delle forze di polizia.
Da molti considerati, nonostante le loro smentite, il braccio politico della pericolosissima New Ira, i membri di Saoradh non sono nuovi ad arresti giudicati sommari.
In questo caso, è stato un loro affiliato di spicco, Alan Lundy, ad essere stato fermato e posto sotto arresto in maniera forse ingiustificata durante un’operazione guidata dalla Mi5. L’accusa è di appartenenza a una formazione paramilitare, e di aver partecipato a un commando che ha fatto irruzione in una casa a Belfast Nord venerdì della settimana passata. Tuttavia, il suo avvocato difensore ha fornito non solo un alibi preciso, ma anche un video registrato da telecamere di un circuito chiuso che lo ritraggono a quaranta miglia dal luogo dell’accaduto.
Le tensioni non si fermano a queste neanche troppo velate minacce alla pace apparente che regna a Belfast e dintorni. Un altro fronte caldo è la scelta del capo della polizia, con Sinn Féin che auspica si possa optare per una figura al di sopra delle parti, mentre gli unionisti si dicono scandalizzati anche solo all’idea che possa non appartenere, com’è sempre stato, alla comunità unionista. Nei fatti, solo il 10% dei dirigenti della polizia nordirlandese è di area cattolico-repubblicana.
A complicare il quadro generale, c’è poi una lettera dell’Ufficio elettorale recapitata a diversi cittadini del Nord, in cui si paventa la possibilità che, in caso di una Brexit senza accordo, alle persone che hanno scelto il doppio passaporto Irlandese e Britannico - diritto previsto dagli accordi del Venerdì Santo (1998) - potrebbe esser negato il diritto di voto. Alle prime proteste di Sinn Féin, l’amministrazione ha parlato di un mero errore, che è però sintomatico del clima di incertezza per quanto riguarda lo status futuro di una parte dei nordirlandesi, e il rischio di tornare a essere cittadini di serie B come negli anni bui del conflitto.
Di fatto, la Brexit potrebbe comportare la messa in soffitta degli Accordi del Venerdì Santo che però sono un trattato internazionale sancito dalle Nazioni Unite, e non prevedono deroghe che non siano concordate da entrambi i contraenti.

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