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OndaVerdeCivica per una sfida globale

ELEZIONI EUROPEE
MONICA FRASSONIeuropa

Piano piano la campagna per l’Europa che verrà si mette in moto. Anche in Italia. I 76 deputati eletti il 26 maggio saranno importanti nel definire gli equilibri dentro l’Unione europea; ma queste elezioni potranno anche rappresentare un momento chiave per la costruzione di una alternativa in Italia.
Ma il rischio che un 50% delle persone decida di non andare a votare c’è. Dobbiamo mettere in campo idee, priorità chiare portate da persone che descrivono non tanto un campo identitario ma un campo di azione e di mobilitazione che può e deve essere plurale, ma anche coerente.
Non è possibile mettere insieme in questa sfida europea chi ha dubbi sull’euro o sul valore della costruzione europea perché antiliberista o perché si definisce di sinistra, come dice Ferrero.
E neppure con chi si dichiara pro-europeo, ma non assume alcuna responsabilità sulla disastrosa gestione della crisi negli ultimi anni; o ha portato scelte di governo che hanno preparato la vittoria di Lega e Cinque Stelle.
Non è una questione di «bollini», di questo o quel leader - chissà perché sempre maschio - e di chi lo segue, ma di dare la possibilità di scegliere fra alternative chiare, restando fuori dai travagli del Pd ma anche dai tormenti di una sinistra ambigua sul nostro destino europeo.
Anche in Italia deve essere visibile una opzione che permetta agli elettori ed elettrici di dare la priorità assoluta alla lotta ai cambiamenti climatici.
Non come un elemento da «bollino verde» da contrapporre ad altri «bollini». Come ci urlano i ragazzi nelle strade e come ci intimano gli scienziati da decenni, questa è una sfida globale, che tocca anche il sistema dei diritti e delle libertà.
È questo il senso dell’OndaVerdeCivica, lanciata dai Verdi e Italia in Comune e «offerta» ad altri compagni e compagne di strada con i quali è avviato il dialogo e con i tanti amici e associazioni con i quali condividiamo quotidianamente lotte e vertenze sul territorio: quello di riagganciarsi a un movimento globale ed europeo che non esito a definire «rivoluzionario», ma anche profondamente legato alla lotta quotidiana di tanti amministratori e sindaci, imprenditori e lavoratori che non si accontentano di criticare il liberismo o di dire quanto è bello Erasmus.
E che non è solo una battaglia «ambientale» in senso stretto, perché non si può rendere l’Ue a prova di clima impazzito senza accompagnare la giustizia ambientale a quella sociale, dentro e fuori l’Europa; senza una società aperta e plurale, scevra da discriminazioni e nazionalismo: questo è il significato del Green New Deal, termine lanciato dai Verdi europei nel 2008 e oggi tornato alla ribalta oltreoceano.
Il 26 maggio non ci sarà solo un fronte pro europeo e un fronte anti europeo.
Gli elettori ed elettrici devono potere scegliere chi senza se e senza ma pensa si possa superare la dipendenza dai combustibili fossili, gas incluso, promuovendo l'efficienza energetica e preparandoci in fretta al 100% di energie rinnovabili, ma anche predisponendo il sostegno diretto e consistente ai settori vulnerabili della società; chi vuole che l’Ue investa molto di più in scuola e università superando gli steccati nazionali per formare i nuovi cittadini di domani; chi si batte per un reddito minimo e per un cambio radicale delle priorità di spesa della Ue, oggi ancora concentrata su vecchie rendite, e per un reale potere di battere grandi evasori e elusori; per un cibo di qualità senza pesticidi, per canali legali di migrazione e asilo; per l’eliminazione del diritto di veto degli stati, vero cancro che ha minato la costruzione europea, e per la ripresa dell’iniziativa per una vera costituzione.
Noi siamo convinti che ci sia spazio e voglia per questa alternativa. Sta a noi darle le gambe, le idee e i volti per portarla avanti.
*Copresidente del partito Verde Europeo

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