INTERNAZIONALE

Venezuela, occhi sulla frontiera

Guerra degli «aiuti umanitari», domani la prova di forza. Il conto alla rovescia con due concerti contrapposti
CLAUDIA FANTIvenezuela/colombia

Tutto il Venezuela attende con ansia di vedere cosa succederà domani, il giorno annunciato da Guaidó per l'ingresso dei cosiddetti aiuti umanitari, il giorno in cui il leader di estrema destra si gioca molta della sua credibilità presso la parte della popolazione che si oppone al governo Maduro.
TUTTI GLI OCCHI SONO PUNTATI sulla frontiera, anzi su tutte le frontiere interessate dall'operazione di assistenza "umanitaria". Il governo ha provveduto a sospendere i collegamenti aerei e marittimi con le Antille Olandesi, dove, a Curaçao, è stato allestito un altro centro per la raccolta di medicine e alimenti. E, secondo quanto riferito dalla popolazione locale, ha inviato blindati al confine con il Brasile, per bloccare l'ingresso delle casse di aiuti da Pacaraima, in Roraima. Ma non sono arrivati solo i blindati: è un mare di gente quello che si è riversato mercoledì sul ponte Angostura, nello stato di Bolívar al confine con il Brasile, in appoggio alla rivoluzione bolivariana.
La partita più importante, però, resta quella che si sta per aprire alla frontiera con la Colombia, dove si sta già dirigendo Guaidó alla guida di una carovana di deputati e dirigenti della destra e dove già stasera oppositori e sostenitori di Maduro, a circa 300 metri di distanza gli uni dagli altri, si affronteranno a colpi di concerto.
DA UNA PARTE il Venezuela Aid Live organizzato dal miliardario britannico Richard Branson, con circa trenta nomi della musica latina come gli spagnoli Alejandro Sanz e Miguel Bosé, il dominicano Juan Luis Guerra, il portoricano Luis Fonsi, la band messicana Maná.
Dall'altra il concerto di due giorni (oggi e domani) annunciato dal governo Maduro nel quadro della campagna internazionale Hands Off Venezuela, a cui prenderanno parte, secondo quanto dichiarato dal presidente della Casa de Artista Roberto Messuti, circa 150 artisti venezuelani, di cui non è stato fatto ancora il nome: «È una sorpresa, aspettate e vedrete».
Un concerto per la pace accompagnato da una giornata di assistenza sanitaria gratuita e di distribuzione di 20mila 600 casse di alimenti dei Comités Locales de Abastecimiento y Producción (Clap), già partiti da La Guaira in direzione di Cúcuta, in solidarietà con la fascia più povera del dipartimento colombiano di Norte de Santander.
ANCHE ROGER WATERS, l'ex bassista dei Pink Floyd, si è schierato contro la strumentalizzazione degli aiuti, ricordando come tanto la Croce Rossa quanto le Nazioni unite abbiano esortato a non politicizzare la cooperazione. Waters ha duramente criticato l'iniziativa di Branson, accusandolo di essersi fatto «convincere» che gli Stati uniti possano risolvere le cose in Venezuela. «Questo concerto - ha dichiarato in un video messaggio - non ha niente a che vedere con gli aiuti umanitari. Vogliamo davvero che il Venezuela diventi un altro Iraq, un’altra Siria o Libia?».
Ma la farsa dell'assistenza umanitaria non conosce limiti. Mentre i paesi che hanno riconosciuto Guaidó come legittimo presidente ad interim sembrano non avere altra preoccupazione che inviare aiuti in Venezuela, uno di questi paesi, la Spagna, ha impedito l'ingresso nel paese di 590 chili di medicine per malattie croniche che erano state acquistate in Iran ed erano dirette a Caracas su un volo Iberia. Bloccare l'arrivo di medicine e offrire al tempo stesso presunti aiuti umanitari è «il colmo dell'ipocrisia», ha denunciato il dirigente del Partido comunista spagnolo Miguel Ángel Bustamente.
CHE SI TRATTI SOLO DI UNO SHOW ne è convinto Maduro. Ieri il presisdente venezuelano ha spiegato come un giorno di consegna delle casse dei Clap equivalga a «distribuire 4mila 479 tonnellate di alimenti, mentre quello che loro offrono è il 6%, vale a dire che in un solo giorno superiamo ampiamente le briciole che vuole darci la destra».

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