POLITICA

De Magistris, un passo indietro. «Difficile una lista alle europee»

Il sindaco: «Il tempo stringe e le condizioni non si creano». Pesano anche i veti fra alleati
ADRIANA POLLICEitalia/europa

«Allo stato credo che sia molto difficile che ci possa essere una lista con noi alle europee»: il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ieri ha ufficializzato le perplessità sulla partecipazione del suo movimento alle elezioni di maggio. «Ho detto che se si fossero sciolti tutta una serie di nodi, se si fosse prodotto un processo entusiasmante - il ragionamento - allora avrei potuto prendere in considerazione non solo la lista ma anche di candidarmi. Il tempo si sta consumando, sono concentrato nel fare il sindaco di Napoli e non mi sembra che attualmente ci siano le condizioni per fare tutto questo». Si è spinto fino a pesare una eventuale lista unitaria a sinistra del Pd al 10 per cento. Ma le possibilità che nasca sembrano poche.
AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE sono sedute da mesi molte anime difficilmente conciliabili. Diem25 e Potere al popolo sono arrivati subito in rotta di collisione sul tema Europa, con il movimento di Yanis Varoufakis intenzionato a una riforma dell’Unione europea dall’interno e Pap schierata con la francese France Insoumise su una richiesta di rottura dei Trattati. Il sindaco non vorrebbe perdere Pap per portare in campagna elettorale uno degli elementi che ha caratterizzato la sue esperienza amministrativa, il rapporto con i movimenti.
Ma dall’altro lato la presenza di Potere al popolo ha scatenato la reazione non solo di Diem25 ma anche di Possibile (che ha l’eurodeputata Elly Schlein), de L’Altra Europa con Tsipras e di Sinistra italiana, tutti contrari a entrare in un contenitore che potrebbe essere etichettato come sovranista di sinistra.
IERI PAP HA SPIEGATO: «Nel giro di due settimane prenderemo una decisione definitiva sulla possibilità di un’alleanza con la coalizione guidata da de Magistris per le europee. Il Coordinamento nazionale ha ritenuto i risultati ottenuti un avanzamento, ci sono ancora elementi di criticità da chiarire», la deadline fissata al 4 marzo. Da Sinistra italiana bocche cucite ma qualche dirigente si fa sfuggire «imbarazzo per le dichiarazioni del sindaco di Napoli sul referendum autonomista e la criptomoneta partenopea» ribadendo l’incompatibilità con Pap. Resta la porta aperta con le altre componenti. Si guarda anche ai Verdi e al movimento del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Le uniche preclusioni (oltre che su Pap) sono per il Pd e +Europa.
L’AGO DELLA BILANCIA è Rifondazione comunista: il Prc, infatti, porta in dote il simbolo del Gue che consente di non dover raccogliere le firme per partecipare alle europee. Il mandato ricevuto dal segretario Maurizio Acerbo era discutere un’alleanza da Diem25 a Pap, ora che lo scenario sembra essere cambiato sarà necessario un nuovo passaggio assembleare. Le geometrie, quindi, restano molto fluide. Con de Magistris che potrebbe chiamarsi fuori dalla contesa europea anche perché sta lavorando al suo nuovo movimento. Il simbolo è stato già depositato, un contenitore più ampio dell’attuale Dema con cui potrebbe scendere in campo per le politiche, adesso che la crisi di governo sembra più vicina: «Va avanti il lavoro sul progetto politico - ha spiegato ieri - che può essere la prima linea dell’alternativa a questo sistema».
SE IL PRC è depositario del simbolo del Gue anche i Verdi possono spendere il loro: «Faccio il tifo perché Leu faccia parte del progetto di Italia in Comune (il movimento di Pizzarotti ndr) e Verdi per le europee. Ci sto lavorando», ha spiegato ieri Rossella Muroni, deputata di Liberi e Uguali. Una lista rosso-verde in cui, si dice, Pizzarotti vorrebbe portare anche +Europa ma questo scontenterebbe Si. E invece starebbero a perfetto agio sia Possibile che Diem 25.
QUANTO A LEU, va segnalato però che lo scorso week end Roberto Speranza, coordinatore di Art. 1- Mdp, ha rilanciato l’idea di una lista «unitaria democratica, socialista, ambientalista, del lavoro» che guarda a «tutte le forze del campo progressista e democratico» quindi anche, se non soprattutto, al Pd.
E così le tessere del puzzle restano tutte sul tavolo. E per orala soluzione non c’è.

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