INTERNAZIONALE

Venezuela, sui militari scontro di appelli tra Maduro e Guaidó

Il presidente ha invitato «donne, gioventù, uomini» a far parte del piano nazionale di difesa
CLAUDIA FANTIVENEZUELA

Del ruolo chiave dei militari nella crisi venezuelana sono consapevoli tutti, al governo e all’opposizione. E il fatto che, malgrado alcune defezioni, la forza armata bolivariana (Fanb) resti fedele a Maduro non scoraggia l’autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidó a provare di tutto per creare crepe tra i militari.
In tal senso, un importante grimaldello è offerto dalla questione dei cosiddetti aiuti umanitari, utile per di più a fornire carburante alla propaganda anti-Maduro, accusato dal leader di estrema destra e dai suoi corifei di impedire il trasferimento nel paese di medicine, cibo e generi di prima necessità destinati ai «bambini denutriti». Una «sentenza di morte» che proprio i militari avrebbero la possibilità di scongiurare, consentendo l'ingresso e il transito dell'assistenza umanitaria. «Ci mobiliteremo in tutto il paese al fine di ottenere l'entrata degli aiuti che permettano di far fronte alla crisi», ha dichiarato Guidó invitando per oggi i suoi sostenitori a scendere in piazza per fare pressioni sulla Fanb. E lui stesso, su Twitter, ha rivolto un «appello alle Forze armate a unirsi alla difesa del popolo venezuelano, del paese e della sua stessa integrità oggi minacciata dalla crisi a cui ci ha condotto l’usurpatore».
LA STRATEGIA USATA, tuttavia, è sempre quella del bastone e della carota, da un lato avvertendo, a proposito dell'invito rivolto ai militari a incorporarsi al processo, che, «se non compiono tale passo, dovremo noi muoverne altri», e dall'altro ricordando come, grazie alla sua Legge di amnistia, «tutti coloro che decideranno di appoggiarlo godranno di garanzie speciali». Non senza ribadire la sua disponibilità ad autorizzare un intervento militare, pur escludendo la possibilità di una guerra civile perché, a suo dire, nessuno sarebbe «disposto a immolarsi per Maduro». L’«autorizzazione» di Guaidó non è però piaciuta al membro del Congresso Usa Ro Khanna, che, su Twitter, ha ricordato al presidente dell’Assemblea nazionale che non è a lui che spetta decidere sull’intervento statunitense: «Può proclamarsi leader del Venezuela, ma non può autorizzare gli interventi militari degli Usa. Solo il Congresso ha il potere di farlo».
E A RISPONDERE indirettamente a Guaidó ci ha pensato lo stesso presidente bolivariano, assistendo domenica al Fuerte Guaicaipuro, nello stato di Miranda, all'avvio delle esercitazioni civico-militari in corso, fino al 15 febbraio, per il Bicentenario del Congresso di Angostura (quello in cui Simon Bolivar presentò un progetto di costituzione per la «Grande Colombia»), considerate le più importanti della storia del paese.
«Ecco i soldati di Bolívar che faranno pagare caro all’impero statunitense qualunque pretesa di toccare il sacro suolo della Patria venezuelana», ha dichiarato Maduro, invitando «le donne, la gioventù, gli uomini a entrare a far parte del piano nazionale integrale di difesa della sovranità e della pace». Quanto allo «show a basso costo» degli aiuti umanitari, il governo boliviano pone l’accento, piuttosto, sugli enormi danni prodotti sulla popolazione dalle sanzioni internazionali, compreso il blocco di 1,2 miliardi di dollari in obbligazioni per il pagamento di medicinali e cibo deciso già nel 2017 dalla società finanziaria Euroclear.
ANCHE COSÌ, ha evidenziato Maduro, il governo consegna ogni mese, attraverso i Clap (Comité local de abastecimiento y producción) 6 milioni di casse di alimenti ad altrettante famiglie, allo scopo di proteggerle dalla dura crisi economica che attraversa il paese. In confronto, i 20 milioni di dollari in aiuti offerti dall'Usaid, l'equivalente di 1 milione e mezzo di casse Clap, e per di più a base di cibo disidradato, non sono altro, secondo il presidente, che un'umiliante elemosina. E, soprattutto, un efficace atto di propaganda diretto a una popolazione quotidianamente in lotta con la scarsità di beni essenziali.

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