SOCIETA

Altri cinque ponti a rischio. Perquisite sedi dell’Aspi

GENOVA/MORANDI
GIULIA MIETTAitalia/genova

Altri cinque tra ponti e viadotti, oltre il Morandi, in condizioni di possibile rischio e almeno altri dieci indagati per falso in una sorta di «inchiesta bis» della procura di Genova rispetto a quella in corso per il crollo del 14 agosto 2018. Il tutto mentre pendono alcune incognite sui tempi dell’inchiesta principale e quindi sul cronoprogramma dei lavori di demolizione e ricostruzione del viadotto Polcevera.
Ieri la guardia di finanza di Genova ha perquisito le sedi di Spea, la società delegata di Autostrade per l’Italia al controllo e alla manutenzione della rete, e della stessa Aspi nonché gli uffici dell’Utsa (l’Ufficio tecnico sicurezza autostradale) nel capoluogo ligure, ma anche a Milano, Bologna, Firenze e Bari. Gli indagati sono tecnici e dirigenti delle società, incaricati a vario titolo di effettuare controlli sullo stato di salute di alcune infrastrutture. Le fiamme gialle vogliono capire se, in particolare, siano state redatte certificazioni poco veritiere, se non edulcorate. Si parla del Sei Luci, una rampa che poggia su basse pile in calcestruzzo e che fa parte dello svincolo di connessione tra il ponte Morandi e l’autostrada A7, tratto tutt’oggi percorribile, e di altri viadotti come il Pecetti II sulla A26 tra Pra’ e Gravellona Toce, e il Gargassa a Rossiglione, ma anche il Paolillo sulla Napoli-Canosa in Puglia, il Sarno sull’A30 Caserta-Salerno, e il Moro, sull’A14, vicino a Ortona (Ch).
Le nuove perquisizioni sono scaturite dalle testimonianze raccolte negli ultimi mesi nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del Morandi per cui sono indagate 21 persone. Da Spea, in una nota, viene ribadita «totale indipendenza, correttezza formale e sostanziale e la trasparenza delle attività ispettive e delle relazioni tecniche condotte dalle proprie strutture operative, accertate dalle continue attività di verifica e di controllo interne». Un’altra nota di Autostrade assicura che «non esiste alcun rischio per la sicurezza, già lo scorso 4 dicembre, la società ha inviato al Mit un report sui viadotti in questione contenente il dettaglio degli interventi manutentivi già realizzati o in corso, nonché delle verifiche effettuate. In nessun caso - si legge ancora - è stato riscontrato alcun problema riguardante la sicurezza di tali opere che, peraltro, sono state oggetto di verifica anche da parte dei competenti uffici ispettivi del ministero». Per quanto riguarda il Sei Luci, la direzione di Tronco di Genova conferma di «aver eseguito dal 23 al 27 dicembre 2018 un intervento di ripristino locale del calcestruzzo copriferro, che non comportava alcuna influenza sotto il profilo statico». Intanto, però, la svolta giudiziaria arricchisce e complica il già pesante quadro delle indagini.
L’ultima incognita? Il possibile allungamento dei tempi dell’incidente probatorio per la mancata traduzione ufficiale di una maxi-perizia sulle cause del cedimento del ponte fatta effettuare dalla procura al laboratorio Empa, in Svizzera. Secondo il sindaco di Genova e commissario Marco Bucci, però, «non ci saranno ritardi, ho piena fiducia nella magistratura». I cantieri per la demolizione viaggiano spediti noncuranti delle allerta meteo e della neve caduta in questi giorni nel capoluogo ligure. Venerdì 8 febbraio (il giorno in cui in teoria è fissato anche l’incidente probatorio), a favore degli obbiettivi dei media di tutto il mondo e degli smartphone dei cittadini, sarà smontato il primo grosso pezzo di Morandi. Si tratterà di un impalcato "Gerber" in calcestruzzo di circa 40 metri di sezione e sarà tagliato e calato a terra dal moncone ovest del ponte con l’ausilio di grosse gru e di alcuni pistoni idraulici chiamati «strand jack».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it