CULTURA

Quel ritmo compulsivo della morte nella efficiente macchina tedesca

LA RICERCA DEL MATEMATICO ISRAELIANO LEWI STONE
ANDREA CAPOCCIisraele

Rispetto agli anni bui del novecento, più l’Europa se ne allontana nel tempo (e avvicina nell’andazzo politico), più cresce la possibilità e l’opportunità di manipolare a piacimento la storia. Se da un lato l’oblio facilita la diffusione di complotti antisemiti, dall’altro i governi nazionalisti riesumano a proprio vantaggio capri espiatori di seconda mano, già utilizzati da altri regimi. I «Protocolli dei Savi di Sion», un grande classico delle falsificazioni storiche ricicciato grazie al senatore del Movimento 5 Stelle Lannutti, sono solo l’ultimo episodio. Dunque, la giornata della Memoria può ancora essere utile per ritornare sui documenti storici sulla Shoah e raccontarne l’orrore, a ormai settant’anni di distanza.
MA CI SONO ANCORA NUMERI da scoprire che aggiungano qualcosa a quei sei milioni di morti? Sì: il numero di uccisioni giornaliere raggiunto dalla terribile efficienza nazista. Che non toccò il massimo dell’orrore a Auschwitz nel 1944, come riteniamo in tanti, ma in altri campi e in altri periodi. Sono le conclusioni di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Science Advances dal matematico israeliano Lewi Stone, la cui attività si divide tra l’università di Tel Aviv e quella di Melbourne (Australia).
Di norma, Stone si occupa di descrivere matematicamente le epidemie sulla base dei dati sanitari. Stavolta, ha utilizzato una base di dati inusuale: i documenti sui viaggi dei treni partiti dai ghetti ebrei delle città polacche verso i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka durante l’operazione «Reinhard» del 1942-43. A lungo tenuta segreta, l’operazione puntava all’eliminazione fisica di tutti gli ebrei del Governatorato Generale, l’area della Polonia occupata dalla Wermacht ma non annessa direttamente alla Germania. I dati sui trasporti ferroviari sono stati raccolti dallo storico Yitzhak Arad e pubblicati nel libro Belzec, Sobibor, Treblinka. The Operation Reinhard Death Camps (Indiana Univ. Press), pubblicato nel 1987 e mai tradotto in Italia. Arad ha ricostruito i viaggi di 480 treni da 393 città polacche.
Sulla base della serie temporale dei viaggi, Stone ha potuto appurare che l’operazione Reinhard, ufficialmente iniziata nel marzo 1942 e finita nel novembre 1943 con circa 1,7 milioni di morti, in realtà concentrò le stragi in quattro mesi tra l’agosto e il novembre del 1942. In questo periodo furono sterminate 445mila persone al mese in media, secondo i suoi calcoli. Significa all’incirca quindicimila ebrei trasportati e immediatamente uccisi ogni giorno.
RUDOLF REDER, uno dei due sopravvissuti al campo di Belzec, ricorda che «per tre mesi ogni giorno arrivava un carico di 50 vagoni con cento persone ciascuno, cioè cinquemila vittime. Un secondo trasporto identico arrivava la sera». A Belzec persero la vita oltre mezzo milione di ebrei. A Treblinka, le deportazioni raggiungevano la cifra di 25mila ebrei al giorno destinati allo sterminio.
Stone non ha tutti i torti quando sottolinea che un numero del genere è ancora più impressionante del numero complessivo di vittime della Shoah. Un’efficienza di questo tipo presuppone una completa libertà di manovra, oltre alle famigerate capacità organizzative dei nazisti che coinvolsero, oltre alle ferrovie tedesche, perfino la statunitense Ibm, secondo una ricerca citata da Stone. «Il sistema messo a punto dai nazisti aveva tutte le caratteristiche di una catena di montaggio automatizzata», spiega il matematico. Come termine di paragone, cita il genocidio dei Tutsi, tradizionalmente considerato il peggiore assassinio di massa della storia: ma in Ruanda il ritmo delle uccisioni fu all’incirca la metà di quello dell’operazione «Reinhard».
PARADOSSALMENTE, la sistematica crudeltà fece sì che i nomi di Treblinka, Belzec e Sobibor siano oggi meno noti di altri. Ad Auschwitz, dove le camere a gas funzionarono a pieno regime solo nell’anno 1944, molti sopravvissuti degli anni precedenti riuscirono a denunciarne le atrocità e perpetuarne la memoria. Dai campi dell’operazione «Reinhard», invece, non uscì vivo praticamente nessuno e i nazisti ebbero il tempo di cancellarne ogni traccia. Ma si erano dimenticati dei treni.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it