EUROPA

Estrema destra in piazza, ma Tsipras non arretra

Malgrado le violenze di Alba Dorata, il voto sulla Macedonia del Nord fissato per giovedì
TEODORO A. SYNGHELLAKIS, FABIO VERONICA FORCELLA grecia/macedonia

L’appuntamento cruciale è fissato per giovedì prossimo, quando il parlamento di Atene sarà chiamato a esprimersi sull’accordo di Prespes, con cui Atene e Skopje hanno deciso di cambiare il nome della Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia in «Macedonia del Nord». Al momento, salvo sorprese dell’ultimo minuto che nessuno può escludere, sembra che il governo di Alexis Tsipras possa riuscire a trovare la maggioranza necessaria per dare «luce verde» al compromesso. Segnali positivi sono arrivati tanto da esponenti del partito di centro il Fiume, quanto da alcuni nomi della sinistra riformista e degli ex socialisti. La logica, è che debba prevalere l’interesse generale e la riduzione delle tensioni, su interessi nazionalistici di parte.
CHE LA QUESTIONE sia di primaria importanza, lo hanno confermato anche i duri scontri avvenuti ad Atene nella giornata di domenica, in occasione della manifestazione di chi si oppone all’accordo tra Tsipras e Zoran Zaev. Si sono registrati più di venti feriti, è stato fatto ampio uso di lacrimogeni e soggetti appartenenti all’area neonazista (tra cui due deputati di Alba Dorata sotto processo), hanno cercato di fare irruzione nel parlamento, usando spranghe, pietre e bastoni.
UFFICIALMENTE, la manifestazione non aveva un carattere partitico, ma era stato chiamato a partecipare chi teme che con questo accordo, la «Macedonia del Nord», in futuro, possa avanzare rivendicazioni territoriali sulla regione greca con capoluogo Salonicco. Ma a quattro mesi dalle elezioni Europee ed amministrative, l’opposizione di centrodestra (e in modo barbaro, anche i neonazisti), sta cavalcando la protesta di chi sostiene che «gli slavi di Skopje non devono avere niente a che fare con il nome Macedonia».
È chiaro che anche a prescindere dal risultato del voto di giovedì, si tratta della questione che monopolizzerà il dibattito politico nei mesi a venire. Ovviamente, è tanto interessante quanto allarmante notare che Alba Dorata, dopo aver provato a cavalcare il disagio sociale provocato dalla crisi economica, adesso sta cercando di legarsi alle istanze nazionalistiche più estreme, trasformando una manifestazione che per la stragrande maggioranza dei partecipanti è stata pacifica, in un violento, tentativo di assalto alle sedi istituzionali. Tutto ciò, da parte di elementi che sono già sotto processo per un uso sistematico ed efferato della violenza e per la partecipazione all’omicidio del musicista di sinistra Pavlos Fissas, avvenuto nel settembre del 2013.
VEDERE SVASTICHE e croci celtiche nel centro di Atene e manifesti con scritto «tutto per la patria, Alba Dorata», non può che creare, ancora una volta, un forte allarme e disgusto. Ancor di più se si pensa che queste provocazioni, provengono da una forza che ha negato le responsabilità di Hitler e delle sue truppe nel corso della barbara occupazione nazista della Grecia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Un «patriottismo», quindi che, ovviamente, è del tutto impresentabile.
Per quanto riguarda la strategia dell’esecutivo di di Atene, Alexis Tsipras sa bene che, secondo i sondaggi, la maggior parte dei greci sono contrari all’accordo di Prespes. Conta, tuttavia, di far approvare il compromesso dal parlamento e, in seguito, cercare di far raffreddare gli animi, riportando la questione su un piano razionale e non prettamente emotivo. Dimostrando, cioè, che è proprio questo accordo che garantisce alla Grecia una convivenza stabile - senza sorprese e imprevisti - con i vicini di Skopje.
ALLO STESSO TEMPO, il governo di Syriza sta cercando di puntare sulla politica sociale, che è finalmente possibile applicare dopo la fine dei memorandum di austerità. Ad esempio, lo stipendio base verrà aumentato sino al 10%, come ha dichiarato la responsabile del dicastero del lavoro, Efi Achtisoglou. La ministra ha anche aggiunto che verrà cancellata la possibilità di assumere giovani sotto i venticinque anni, con uno stipendio inferiore al minimo garantito per legge. Una norma che era stata adottata con l’assenso del centrodestra di Nuova Democrazia e dei socialisti, nel 2012.
Quanto alla possibilità, infine, che il centrodestra possa prevalere nelle elezioni legislative che si dovrebbero tenere in autunno (o, probabilmente, anche prima), la Achtsioglou, parlando al quotidiano francese L’Humanitè, ha detto apertamente che è molto preoccupata, perche le posizioni di Nuova Democrazia e del suo leader, «sono quasi sovrapponibili a quelle del Fondo Monetario Internazionale».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it