Negli ultimi anni è cresciuto il dibattito sull’autonomia finanziaria dei Paesi africani, e il franco Cfa è spesso stato portato ad esempio dei legami di dipendenza che è urgente superare. Molti esperti sono critici nei confronti degli effetti di un’unione monetaria africana «ancorata» all’euro.
PER NDONGO SAMBA SYLLA, economista senegalese e ricercatore alla Fondazione Rosa Luxemburg (co-autore del recente L’arme invisible de la Françafrique), il franco Cfa «distrugge ogni prospettiva di sviluppo economico nelle nazioni che lo utilizzano», limitando la competitività delle esportazioni degli Stati africani e vincolando le loro politiche agli indirizzi monetari restrittivi caratteristici dell’Eurozona. Le élite locali hanno spesso difeso l’unione monetaria per la sua capacità di garantire stabilità e attirare investimenti esteri, ma in un contesto in cui lo spazio per politiche industriali e redistributive dei governi è stato pesantemente ridotto dalle riforme di aggiustamento strutturale sono ormai in pochi a beneficiare di tale stabilità. A questo si aggiungano dei meccanismi di governance che riaffermano un ruolo centrale della Francia, che siede nel Comitato di Politica Monetaria del franco Cfa.
È POSSIBILE, PERÒ, AFFERMARE - come fa Di Maio - che con il franco Cfa si finanzia il debito pubblico francese? Al netto degli ovvi vantaggi che le imprese francesi che investono in Africa traggono dal sistema di cambio fisso con l’euro, no: l’affermazione sembra legata all’idea di una «tassa coloniale» che le ex-colonie dovrebbero versare periodicamente al governo francese, notizia spesso circolata online ma dimostrata falsa. Non è un caso che sui social il dibattito sul franco Cfa sia spesso arrivato mediato da profili e blog della destra radicale, semplificato e mescolato a teorie complottiste (come il fantomatico piano Kalergi di «sostituzione etnica») che offrirebbero facili spiegazioni o «rimedi» per i flussi migratori dall’Africa.
ANCHE IN QUESTO CASO, come per le politiche europee di austerità, politici ed esperti mainstream hanno a lungo rinunciato a elaborare una critica fondata di un sistema che crea squilibri e disuguaglianze, finendo per lasciare spazio a semplificazioni quando non a fake news. Che questo accada per liquidare la "retorica dei morti in mare" con un invito agli africani a starsene a casa loro rende le dichiarazioni di Di Maio ancora più strumentali e propagandistiche.