ECONOMIA

Bussi, la bonifica delle discariche dei veleni rischia lo stop

IL MINISTERO DELL’AMBIENTE CHIEDE A PALAZZO CHIGI LA REVOCA DELL’APPALTO
SERENA GIANNICOitaliaBussi sul Tirino (Pescara)

La «revoca dell’aggiudicazione» della gara da 45 milioni 970 mila euro per la bonifica di due delle discariche di veleni che circondano Bussi sul Tirino (Pescara), quelle situate ai piedi del paese, deonominate 2a (di circa 12mila metri quadrati) e 2b (di 8mila metri quadrati) che, insieme alla Tre Monti (di 3,3 ettari), sono nel Sito di bonifica di interesse nazionale (Sin)). E’ la proposta, ritenuta sconcertante dopo che la vicenda si trascina da circa 11 anni, inviata dal ministero dell’Ambiente alla Presidenza del consiglio dei ministri e al ministero dell’Economia, in una lettera «intercettata» dal Forum Acqua Abruzzo.
L’appalto è stato vinto dall’associazione temporanea di imprese Dec-Deme e manca la firma del contratto per l’avvio degli interventi. Nella missiva, firmata dalla dirigente Luciana Distaso, si evidenzia che la Provincia di Pescara, all’esito di un’istruttoria complessa e articolata, ha individuato in Edison la società responsabile della contaminazione dei luoghi. «Alla luce della individuazione del soggetto responsabile - viene spiegato nella nota - è il caso di verificare l’opportunità di sottoscrivere il contratto e di far effettuare i lavori alle Dc-Deme, salvo poi agire in rivalsa e in danno nei confronti di Edison, con provvedimenti che verrebbero gravati di impugnazione, con conseguente dilatazione dei tempi di recupero delle somme».
Inoltre lo Stato dovrebbe sborsare denaro «per la progettazione esecutiva e la progettazione delle opere». Premesso ciò, è la sintesi, sarebbe meglio «revocare il provvedimento di aggiudicazione» per «rilevanti ragioni di interesse pubblico», e far eseguire direttamente gli interventi da Edison che si accollerebbe direttamente tutte le spese. «Viene anche rivelato - spiega in un comunicato il Forum H2O - che il ministero avrebbe omesso di trasmettere alla Presidenza del consiglio, entro giugno 2018, la relazione sulle attività commissariali svolte, circostanza che avrebbe di fatto bloccato, in assenza di una proroga, la possibilità di accedere ai fondi della contabilità speciale».
A rischio quindi c’è la somma destinata, con legge, alla bonifica dei luoghi. E il responsabile del procedimento (rup) Enrico Bentivoglio, sarebbe divenuto quasi uccel di bosco.
Insomma, il ministero pare volersi scrollare di dosso Bussi. «Peccato - ricorda Augusto De Sanctis, del Forum - che Edison abbia fatto ricorso al Tar e che da parte di questo gruppo industriale non vi sia, al momento, neanche uno straccio di progetto di intervento perché, appunto, ritiene di non essere responsabile. Ovviamente si prevede un lungo contenzioso, con ogni probabilità anche davanti al Consiglio di Stato. A questo punto facciamo la seguente considerazione: visto che in ogni caso l’intervento pubblico sarebbe fatto in danno al responsabile, se Edison perde il ricorso si vedrà addossare le spese di intervento e lo Stato riprenderà ogni denaro anticipato; se, invece, lo vince non dovrà nulla, ma almeno nel frattempo avremo ottenuto l’agognata bonifica. Ci vuole tanto? Inoltre le ditte che hanno vinto l’appalto, estromesse, darebbero adito a richieste di risarcimento milionarie».
Nei mesi scorsi, a lanciare l’allarme «per gli inspiegabili ritardi del ministero» nel portare a conclusione le procedure era stato il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta. Il Comune, dopo varie non risposte e dopo richieste di incontro ignorate a Roma, ha tirato in ballo il Tar e la Procura di Pescara. «Questo territorio - aveva sottolineato il primo cittadino - da anni è alle prese con una situazione di emergenza e precarietà, sia sotto il profilo ambientale, sia sotto quello economico e sociale. Occorre al più presto dare il via alle bonifiche».

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