Non è vero che in Egitto ci sono prigionieri politici.
E, sì, le relazioni con Israele sono proprio buone. Le dichiarazioni rilasciate dal presidente egiziano al-Sisi sono tanto gravi che il governo è stato costretto a chiedere alla Cbs, a cui l’ex generale aveva rilasciato un’intervista, a non mandarla in onda. Ovvio, dice la Cbs: le cose dette «non sono il tipo di notizie che il governo vuole mandare in onda». La richiesta del Cairo, però, è rigettata: il video (dal poco ironico titolo di «L’intervista che il governo egiziano non vuole in tv») andrà in onda domani. Gli egiziani
e il mondo potranno così sentire che il regime
non incarcera nessuno per motivi politici e di opinione. Eppure, secondo le ong
per i diritti umani, sarebbero almeno 60mila i prigionieri politici, sei volte di più della media annuale di Mubarak. E sentiranno anche, con buona pace dei diritti palestinesi e
del panarabismo che fu,
che Il Cairo ha una stretta
e vasta collaborazione
con Israele in Sinai (chi.cru)