Il 12 settembre 2018 è stato siglato ad Addis Abeba l’accordo di pace che dovrebbe porre fine al conflitto quinquennale in Sud Sudan. Il traguardo è il risultato di un lungo processo di consultazione guidato dall’Igad (Intergovernamental Authority on Development), commissione che rappresenta il blocco regionale dell’Africa orientale, con la "tutela" di Uganda e Sudan come garanti. Inizia ora per il Sud Sudan un periodo di transizione di otto mesi, in cui si preparerà il ritorno in carica del vicepresidente Riek Machar, mentre Salva Kiir manterà la presidenza. Seguirà una seconda fare di tre anni, che dovrà portare il Paese – indipendente dal 2011 – a nuove elezioni. Gli acerrimi nemici su cui si è polarizzato un conflitto che ha fatto più di 4 milioni di sfollati hanno partecipato insieme alla cerimonia ufficiale per la pace indetta lo scorso 31 ottobre a Juba, capitale del Sud Sudan. Resta da chiedersi se questo risolva le pesanti divisioni tra Dinka e Nuer, le principali etnie cui appartengono rispettivamente Kiir e Machar. Non solo, durante gli anni del conflitto si sono moltiplicati i gruppi ribelli che hanno avanzato rivendicazioni territoriali e che sono stati esclusi dall’accordo di pace. Per ora sarà creata una forza con soldati dei Paesi dell’Igad, in attesa che un esercito nazionale, fedele a Juba, possa procedere al disarmo della popolazione e al mantenimento del cessate il fuoco. (gi.ro.)