CULTURA

Quel Texas interiore svelato da Joe Lansdale

Il volume di Seba Pezzani per Giulio Perrone Editore
GUIDO CALDIRONITALIA/usa

Un viaggio sentimentale lungo le piste della memoria e della fantasia, dove la letteratura trasuda esperienze ma anche sogni spesso consumati ad occhi aperti. Quello tra Seba Pezzani, traduttore di lungo corso, musicista e cultore delle tradizioni popolari degli Stati Uniti, ad iniziare da quelle sonore, e Joe R. Lansdale è prima di tutto l’incontro tra due amici, complici ormai da più d’un decennio di avventure che ruotano intorno a festival ed eventi letterari da un capo all’altro dell’Atlantico.
FORSE PER QUESTO la principale caratteristica del nuovo libro di Pezzani - dopo l’apprezzato Profondo Sud, reportage dentro la cultura del Dixie -, dedicato proprio allo scrittore texano, Joe Lansdale. In fondo è una palude pubblicato in questi giorni da Giulio Perrone Editore (pp. 248, euro 15,00) è il senso di intimità che comunica, quasi si fosse invitati a condividere le giornate con uno dei protagonisti indiscussi della narrativa statunitense degli ultimi anni. Spesso presentato, in modo riduttivo, come un autore di noir, Lansdale è infatti in realtà una sorta di prototipo della cultura popolare americana, capace di intrecciare non solo generi e codici narrativi, ma anche mondi simbolici e linguaggi che vanno dalla musica ai comics, dalla science fiction al memoir.
INTRODOTTO da Luca Crovi e costruito come un diario redatto on the road più che come un’intervista, «le parole virgolettate sono esattamente quelle che lui mi ha detto in ore e ore di chiacchiere. Non di interviste. Si intervista un estraneo o un personaggio, non un amico», sottolinea candidamente Pezzani, il libro - che verrà presentato da Pezzani e Lansdale il prossimo 9 dicembre a Roma alla fiera Più Libri più Liberi - si snoda come un racconto intimo, dove alle parole e ai gesti dello scrittore si affiancano in guisa di contrappunto citazioni tratte dai suoi romanzi.
LA STORIA, per così dire, parte da Nacogdoches, la cittadina del Texas orientale, ad un paio di ore d’auto dalla Louisiana, in cui Lansdale vive e che costituisce per molti versi il suo punto d’osservazione sulla storia e la cultura americane, prima ancora che sul resto del mondo. È qui che lo scrittore, che in oltre quarant’anni di carriera ha prodotto almeno quaranta romanzi e alcune centinaia di racconti, ha affinato quella particolare attenzione per il fantastico che gli consente di mescolare ogni sorta di invenzione narrativa con quel particolare gusto «gotico» proprio della tradizione del Sud degli Stati Uniti. «Nel mio Texas non ci sono praterie o deserti, il mio Texas è Sud», spiega Lansadale, prima di aggiungere, «è una zona ondulata, con boschi a perdita d’occhio, fiumi, laghi e paludi. Si tratta di foreste impenetrabili, dove è meglio non avventurarsi da soli».
Se la prima tappa del viaggio riguarda perciò l’abitudine a misurarsi con luoghi oscuri e dall’aspetto inquietante, proprio come in una palude «sotto la superficie talvolta trasparente si cela qualcosa di più torbido», spiega Pezzani, nell’itinerario alla scoperta di Lansdale si procede verso la definizione di un altro elemento centrale della sua opera. «Noi abitavamo vicino ai grandi boschi, vicino al fiume Sabine in una casa di tre stanze, bianca che papà aveva costruito prima della nostra nascita. C’era una perdita nel tetto, niente elettricità, una stufa a legna che faceva fumo, un fienile che stava in piedi per miracolo, un portico piuttosto piccolo con una zanzariera rappezzata e una baracca di legno preda dei serpenti che era il gabinetto esterno».
L’AMERICA in cui lo scrittore, classe 1951, è nato e cresciuto non era poi solo quella dei poveri bianchi, contadini o lavoratori manuali, era ancora quella del Klan, del razzismo violento, la cui tragica eco è arrivata fino ai giorni nostri. Un mondo feroce contro il quale Lansdale non ha mai smesso di scagliarsi nelle sue opere, preferendo però sempre i toni del complesso coinvolgimento personale a quelli del semplice giudizio morale, come accade in La sottile linea scura, romanzo di formazione che dello scrittore costituisce forse l’autentico capolavoro.
Un fratello nei corpi speciali dell’esercito, passato anche per il Vietnam dopo aver tentato la via del rock’n’roll accanto ad Elvis, uno schietto disprezzo per Trump, sostenuto a suo dire da «un voto tribale» dei bianchi, Lansdale si è formato con il country di Hank Williams e i romanzi di Dostoevskij e conserva ancora oggi lo stesso entusiasmo che lo portò da adolescente innamorato dei supereroi a fumetti a pubblicare il suo primo racconto quando aveva solo 21 anni, «con la testa piena di musica e lo sguardo fisso su ciò che avevo intorno nel mio Texas».

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