INTERNAZIONALE

La fabbrica che rifornisce Riyadh triplicherà la produzione di bombe

SARDEGNA, RWM VERSO L’AMPLIAMENTO
MADI FERRUCCI, ELEONORA SAVONAARABIA SAUDITA/YEMEN/ITALIA/SARDEGNA/DOMUSNOVAS

La Rwm, la fabbrica di bombe situata a Domusnovas in Sardegna, triplicherà la sua produzione e amplierà le sue strutture su un territorio che rientra sotto il comune di Iglesias. È prevista la costruzione di due nuovi reparti produttivi; a giorni verrà pubblicata l’autorizzazione sull’albo pretorio comunale.
Secondo Italia Nostra Sardegna, la richiesta di autorizzazione all’ampliamento è stata formulata in modo che i due reparti impiegati nel processo di miscelazione, caricamento e finitura di materiali esplodenti non vengano inquadrati come impianti chimici, così da eludere le valutazioni di Impatto ambientale e il coinvolgimento della Regione Sardegna. Con i due nuovi reparti la produzione passerà da 5 mila a 15 mila bombe l'anno.
LA RWM È TRISTEMENTE NOTA per le forniture all’Arabia Saudita, che utilizza gli ordigni per bombardare i civili in Yemen nella guerra contro i ribelli sciiti Houthi che ormai va avanti dal 2015. La fabbrica è una filiale dell’azienda tedesca di armamenti Rheinmetall, il cui presidente Papperger già a maggio scorso dichiarava durante il consiglio di amministrazione il rinnovo di investimenti per il sito di Domusnovas. Gli investimenti sono arrivati e l’ampliamento ha ricevuto l’autorizzazione.
In circa 18 mesi i lavori dovrebbero essere conclusi: a dare la tempistica approssimativa era stato proprio l'amministratore delegato di Rwm, Fabio Sgarzi, in un'intervista a La Nuova Sardegna lo scorso luglio, proprio mentre la società presentava la richiesta di ampliamento per la quale lo scorso 3 novembre è scaduta la prima fase autorizzativa.
«NON POSSIAMO essere complici di una tale sciagura» dichiara Arnaldo Scarpa, portavoce del Comitato di riconversione, che ieri era in piazza con Italia Nostra Sardegna per un sit in di protesta. Lo scorso luglio le due associazioni si sono costituite nella Conferenza dei Servizi, in cui vengono presi in considerazione gli interessi pubblici, per richiedere una nuova valutazione di impatto ambientale. Ma stavolta non sono stati ascoltati: in assenza di pareri contrari, la procedura va avanti. «Diventa così ancora più importante la protesta» continua Scarpa. «Stiamo valutando gli estremi per un ricorso al Tar».
È dal 2016 che la Rwm prova ad ampliarsi nel territorio di Iglesias: due anni fa, infatti, la società aveva richiesto l'autorizzazione per un nuovo campo per i test. La richiesta è al momento in fase istruttoria presso la regione.
FIN QUI, denunciano le associazioni, la politica locale non ha preso posizione, sostenendo che l'approvazione o il rigetto delle autorizzazioni siano questioni puramente tecniche di competenza del Suap (Sportello unico per le attività produttive). «Ci siamo rivolti al Sindaco di Iglesias, al responsabile del Suap e a quello del procedimento del comune di Iglesias, speriamo che la situazione possa essere ribaltata», conclude Scarpa.
I progetti di espansione peraltro vanno nella direzione contraria a quella indicata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che in relazione al caso Kashoggi ha minacciato di sospendere il commercio di armi con l'Arabia Saudita. Di fatto però Merkel sa benissimo che in mancanza di una regolamentazione definita sulle filiali all'estero, le grosse aziende tedesche di armi possono continuare a commerciare impunite. E infatti la Rheinmetall implementa gli investimenti sulle sue due più grosse succursali all'estero: oltre all'ampliamento della sarda RWM ha appena ricevuto una grossa offerta dalla compagnia della difesa saudita Saudi Arabian Military Industries (Sami) per la sudafricana Rdm (Rheinmetall Denel Munition). Secondo una fonte anonima riportata dalla Reuters l’offerta ammonterebbe a un miliardo di dollari e riguarderebbe Denel, l’azienda che dal 2008 si è legata in una Join Venture con la Rheinmetall Waffe Munition tedesca e che attualmente detiene il 49% della filiale sudafricana. In tal modo i sauditi, con una quota di minoranza, entrerebbero di diritto nel consiglio di amministrazione e riuscirebbero ad impossessarsi di una grossa parte della fabbrica.  
SE NELLE DICHIARAZIONI politiche viene messa in discussione la possibilità di commerciare con l’Arabia Saudita, nei fatti quando si parla di affari milionari, la solidarietà tra i vari paesi coinvolti risulta più compatta che mai.
(hanno collaborato Flavia Grossi e Roberto Persia)

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