VISIONI

Teresa de Keersmaeker e l’arte dell’incontro

DANZA
FRANCESCA PEDRONIitalia/reggio emilia

Cosa ci spinge a vedere titoli rimessi in scena dopo dieci, trenta, cento anni dalla creazione originaria? L’interesse per il repertorio del balletto o della danza del XX secolo ha senz’altro ben poco a che fare con una concezione museale dell’arte coreutica. Ogni volta si è incuriositi da come entreranno nell’opera gli interpreti di oggi, dalla relazione creativa tra chi rimonta un titolo e i nuovi corpi, da cosa quello stesso titolo rinato nel nostro tempo solleciti nello spettatore. Una prospettiva liquida, per usare un aggettivo molto in voga nelle attuali arti performative.
ANNE Teresa de Keersmaeker, ospite mercoledì sera del Festival Aperto al Valli di Reggio Emilia con Achterland, come altri coreografi che hanno segnato la scena degli ultimi trent’anni, prosegue il suo percorso, oltre che nella creazione, nel riallestimento di titoli chiave del suo repertorio. Rivedere pezzi come Fase, capolavoro minimalista del 1982, (Biennale di Venezia, 2015), Rosas danst Rosas del 1983 (MilanOltre 2017), la sua Die Grosse Fuge di Beethoven del 1992 (Festival Aperto di Reggio Emilia 2017) ha permesso di riconfrontarsi dal vivo con una scrittura coreografica consapevole del timing e dell’incontro con lo spazio: un luminoso lavoro sul rapporto tra danza e musica, che ha rivelato una femminilità agguerrita e autonoma, scevra di romanticismi. Achterland rappresentò nel 1990 l’entrata in scena del maschile, non per ricreare duetti, ma per andare a fondo su energie e qualità singole e di insieme attraverso un pezzo di pura danza.
LA MUSICA venne eseguita in scena per la prima volta: le Sonate per violino di Eugène Ysaÿe su cui danzano i tre uomini, gli 8 Studi per pianoforte di Lygeti su cui danzano le cinque donne. Oggi sentiamo l’impronta quasi programmatica di questo pezzo: quei moti vorticosi, quella linea spirale fratta dai maschi nella gravità e nel rimbalzo, quella frontalità graffiante delle danzatrici in tacco a spillo ci appaiono come matrici del segno che Anne Teresa avrebbe poi approfondito e sviluppato magistralmente. Pensiamo le sarebbe piaciuto il breve Trigger, presentato nel ridotto del Valli prima di Achterland, di e con una delle nostre migliori giovani autrici italiane: Annamaria Ajmone. Circondata dal pubblico, Ajmone esplora lo spazio con una lucida partitura di movimento, esaltante nella pungente densità ricca di leitmotiv. Un’autrice che sa cos’è la coreografia.

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