CULTURA

La carica mutante e sovversiva dei corpi in contatto

Un itinerario di letture sulle genealogie del gender e del pensiero queer
FRANCESCA MAFFIOLIITALIA

Per leggere le genealogie del gender e del pensiero queer occorrono strumenti capaci di orientare soprattutto nella confusione del presente. In questo senso vengono in aiuto due libri, entrambi editi da ombre corte, che si mostrano da subito come preziosi oltre che necessari. Si tratta di Genealogie Queer di Federica Valentini (pp. 118, euro 10, collana Cartografie) e di un volume collettaneo intitolato La linea del genere. Soggettività e politiche dell’identità a cura di Roberta Pompili e Adalgiso Amendola (pp. 190, euro 16, collana Culture).
I DUE TESTI descrivono come i gender studies e i queer studies concorrano all’analisi dell’assetto sociale e dei rapporti di potere da cui la società è attraversata, secondo un tentativo di decostruzione delle dinamiche che operano nell’ambito della produzione e del controllo delle identità sessuali e della sessualità degli individui. La disanima critica nei confronti dello sguardo patriarcale, occidentale e neoliberista, permette un’apertura transdisciplinare ai molteplici processi di soggettività sessuale e di genere.
Il testo di Federica Valentini dispiega in maniera molto chiara il ventaglio delle diramazioni delle teorie queer, presentate come teorie critiche che hanno tentato negli anni – a partire dalla radice del primo contributo di Teresa de Lauretis del febbraio 1990 – di tematizzare le relazioni che legano politica e sessualità.
Nella parabola descrittiva della giovane autrice il pensiero queer è presentato come uno dei mezzi teorici e politici più adatti ad accogliere quella scomodità che non smussa le ruvidità delle nostre esistenze ma le problematizza e disturba l’ordine delle categorie universalizzanti e di quelle che tentano di normalizzare e uniformare le identità sessuali e di genere. Le genealogie sono percorse attraverso i «pensieri fondativi» della già citata de Lauretis, di Monique Wittig, Gayle Rubin, Judith Butler, Eve Kosofsky Sedgwick, di Mario Mieli, Guy Hocquenghem, Leo Bersani, Lee Edelman in dialogo con Foucault, il freudomarxismo rivoluzionario, il costruttivismo radicale, le teorie antisociali ma anche con quelle culture politiche di matrice femminista che hanno avuto il merito di aver aperto la prima breccia epistemologica nel sistema dei valori della straightness eteronormativa.
IL VOLUME mette in valore anche la portata dell’attivismo queer, a fronte del più celebre pensiero teorico: l’attivismo queer della Queer Nation per esempio, organizzazione nata nell’aprile del 1990 con l’intento di criticare il discorso pubblico sulla sessualità, prefigura manifestamente questioni che saranno elaborate, nei termini della filosofia decostruzionista e post-strutturalista, nelle molteplici produzioni teoriche della queer theory.
Il lavoro a cura di Roberta Pompili e Adalgiso Amendola, diviso in tre parti, si dipana attraverso gli interventi di Cristina Papa, Valeria Ribeiro Corossacz, Federico Zappino, Rosa Parisi, Maria Rosaria Marella e Rita Laura Segato.
NATO IN SEGUITO al convegno del 4 marzo del 2016 sul tema del genere (organizzato dall’Associazione Libera... mente donna, associazione femminista che gestisce due Centri antiviolenza in Umbria), riguarda diversi aspetti della propaggine epistemologica del gender e le sue conseguenti implicazioni politico-culturali. Riesce così a tracciare delle linee di contatto nella sua continua evoluzione, a fronte degli attacchi più svariati: da parte dei fondamentalisti religiosi ma anche di coloro i quali pensano che il femminismo si sia definitivamente incistato all’interno del discorso neoliberale, depotenziato della sua carica eversiva e formattato a tal punto da essere integrato nei dispositivi di governo del capitalismo contemporaneo.
Cristina Papa nel saggio «Quale femminismo e quale soggetto politico?» traccia le linee che hanno definito i momenti del dibattito teorico sul tema del genere in relazione alla pluralità di posizioni dei femminismi. In «Omo - lesbo - transfobia/ Eteronormatività» Federico Zappino, partendo dalla semantica della lotta all’omofobia, svela invece la non neutralità del linguaggio, colpevole di incentivare le omissioni, di agevolare le lacune e di oliare l’ingranaggio che reitera le relazioni di potere. È da notare poi che la collettanea ospita le traduzioni di due saggi di Laura Rita Segato, nota antropologa e femminista argentina.
LA STUDIOSA, attraverso l’analisi della violenza di genere nel contesto delle «nuove guerre» ma anche quello delle guerre nella ex Jugoslavia e in Ruanda, fa riaffiorare la portata distruttiva dell’occupazione predatrice sui corpi femminili o femminilizzati, la cui giurisdizione ha luogo e si perpetra sui corpi-territori: «L’impressione che emerge da questo nuovo agire bellico è che l’aggressione, la dominazione e la rapina sessuale non sono più, come furono in passato, complementi della guerra, danni collaterali, ma hanno acquisito centralità nella strategia bellica».
Secondo Segato le mutazioni in seno alle nuove guerre esemplificano il cambiamento e la degenerazione di molte altre dimensioni della vita: territorialità, politica, economia e il patriarcato stesso.

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