SOCIETA

Due scheletri in Vaticano, uno di donna

Torna la speranza per i familiari di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori dopo il ritrovamento di ossa nella Nunziatura apostolica
LUCA KOCCIvaticano/italia/roma

Si arricchisce di un nuovo macabro tassello il mistero vaticano-italiano di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, le due ragazze, all’epoca minorenni, scomparse nella primavera del 1983 e mai più ritrovate, le cui vicende – soprattutto quella di Orlandi, cittadina vaticana figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia – sono da sempre state collegate con Oltretevere.
L’ultima notizia è che durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale di Villa Giorgina, sede della Nunziatura apostolica in Italia (l’ambasciata vaticana in Italia) sono stati ritrovati, nella tarda serata di lunedì, dei resti umani. In particolare nell’edificio che ospitava il custode della struttura – una grande villa di proprietà dell’industriale torinese di origine ebraiche Isaia Levi, che si convertì al cattolicesimo e nel 1949 la donò a Pio XII – gli operai hanno rinvenuto, sotto il massello del pavimento, uno scheletro quasi intero e, poco più in là, altri frammenti di ossa. Da un primo esame del bacino dello scheletro si tratterebbe del corpo di una donna. Sono in corso analisi più approfondite per datare i resti e, qualora risalissero agli anni Ottanta, per verificare, con il Dna, se siano proprio quelli di Emanuela Orlandi o di Mirella Gregori, o di entrambe, a cui sono stati immediatamente collegati.
C’è un precedente. Nel 2012, in seguito ad alcune testimonianze che associavano la scomparsa di Emanuela Orlandi alla Banda della Magliana che l’avrebbe sequestrata, si ipotizzò che la ragazza potesse essere stata uccisa e sepolta nella tomba di Enrico «Renatino» De Pedis, boss della Magliana tumulato, con placet vaticano e del cardinal Poletti, nella basilica di Sant’Apollinare, dietro piazza Navona. Quando la tomba fu aperta e il corpo di De Pedis cremato, vennero trovate, in alcune nicchie, delle ossa umane risalenti però al periodo napoleonico. Quindi, anche stavolta, l’ipotesi potrebbe rivelarsi l’ennesimo buco nell’acqua, o un nuovo depistaggio di chi da 35 anni confonde le acque per rendere la verità irraggiungibile.
«Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura apostolica in Italia, sita in Roma, in via Po 27, sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani», spiega una nota ufficiale della sala stampa vaticana emanata alle 22.20 di lunedì, quando le prime indiscrezioni filtravano sui siti di informazione e già si avanzavano supposizioni che i resti potessero appartenere ad Emanuela Orlandi. «Il Corpo della Gendarmeria (vaticana, ndr) – prosegue il comunicato – è prontamente intervenuto sul posto, informando i superiori della Santa sede che hanno immediatamente informato le Autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda. Allo stato attuale il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, ha delegato la Polizia scientifica e la Squadra mobile della Questura di Roma al fine di stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte».
Il comportamento del Vaticano rappresenta una parziale novità, dopo decenni di silenzi, omissioni ed ostruzionismi. Il fatto che sia stata immediatamente informata la magistratura italiana, consentendo l’ingresso della polizia e l’avvio delle indagini in un edificio, la Nunziatura apostolica in Italia, che è formalmente territorio vaticano e quindi soggetto al privilegio della extraterritorialità, non sembra dettaglio irrilevante. E pare evidenziare la volontà della Santa sede di chiarire una vicenda che getta nuove ombre sul Vaticano. Tanto più che Villa Giorgina era frequentata da monsignor Piero Vergari, l’ecclesiastico che ottenne dal Vicariato di Roma il permesso per seppellire De Pedis nella cripta di Sant’Apollinare e che è stato coinvolto nelle inchieste della magistratura italiana sul caso Orlandi (da cui è risultato formalmente estraneo).
«C’è una attività istruttoria in corso, contiamo di avere notizie più dettagliate nei prossimi giorni», il commento di Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che ha accompagnato Pietro Orlandi (fratello di Emanuela) in Procura. «Non voglio illudermi, ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella», dice Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella.

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