INTERNAZIONALE

Scontri al confine tra polizia e migranti. Zagabria alza una barriera

BOSNIA-CROAZIA
CARLO LANIABOSNIA/CROAZIA

Duecento migranti che si scontrano con la polizia bosniaca e fronteggiano quella croata. Altri cento, partiti in treno da Sarajevo, bloccati dagli agenti in una stazione in prossimità del confine. E poi sassaiole, truppe speciali di Zagabria fatte arrivare d’urgenza in elicottero e, infine, la decisione della Croazia di alzare una barriera al confine con la Bosnia-Erzegovina per fermare l’ondata di disperati, tra i quali anche numerose donne e bambini, che cerca di oltrepassarlo.
Per l'Unione europea quella di ieri è stata una giornata da segnare in rosso sul calendario, il segnale che la voglia di entrare in Europa non ferma le migliaia di migranti bloccati da mesi in Bosnia nella speranza di riuscire prima o poi a passare in Croazia, prima frontiera dell'Ue. Gli scontri di ieri, durante i quali sono stati feriti tre migranti e due agenti di polizia croati colpiti da sassi e altri oggetti, rappresentano il momento più alto della tensione che da settimane sta crescendo lungo la linea di confine che separa i due Paesi balcanici. Da due notti infatti almeno 200 migranti dormono all’aperto nella campagne di Velika Kladusa, località nel nord-ovest della Bosnia non distante dal confine con la Croazia. Accampamenti improvvisati, dove si sopravvive stringendosi attorno al fuoco per resistere alle basse temperature che, in questa stagione, di notte raggiungono anche i 5 gradi. Insieme alla vicina Bihac, Velika Kladusa è da mesi il punto di arrivo di almeno 4.000 uomini, donne e bambini che sperano di riuscire a passare il confine per poi dirigersi verso l’Europa orientale. Alcuni, i più fortunati, hanno trovato ospitalità presso famiglie locali, ma la maggior parte vive in un ex dormitorio abbandonato o in tendopoli improvvisate. Ad agosto il governo bosniaco ha disposto il trasferimento di alcuni nuclei familiari con bambini in un albergo gestito dall’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, a Cazin, una quindicina di chilometri dalla frontiera.
Quanto accaduto ieri rappresenta il primo, vero tentativo di sfondare in massa la frontiera. Era da poco passata l’una del pomeriggio quando un gruppo di 200-250 persone, tra ha cominciato a marciare in direzione del valico di Maljevac, riuscendo a superare i primo cordone di agenti che tentava di fermarlo. A quel punto è partita una sassaiola contro gli agenti croati schierati difesa del confine, a supporto dei quali sono arrivati da Zagabria 50 uomini delle unità croate di pronto intervento. Nel frattempo un treno partito da Sarajevo con a bordo un centinaio di migranti decisi a raggiungere anch’essi la frontiera, veniva bloccato dalla polizia bosniaca nella stazione di Bihac. In seguito tutti sono stati riportati nella capitale a bordo di autobus.
Dopo un periodo di relativa calma seguito alla chiusura della rotta balcanica, dalla fine dello scorso anno la Bosnia - uno dei Paesi più poveri dell’area - è diventato il nuovo punto passaggio di quanti vogliono entrare in Europa. Secondo il viceministro della Sicurezza Marijan Baotic da gennaio allo scorso 20 ottobre sono entrati nel Paese 19.500 migranti, mentre altri 13.000 sarebbero stati respinti dalla polizia di frontiera. Le autorità di Sarajevo accusano Serbia e Montenegro di non fare nulla per fermarli consentendo quindi di entrare in Bosnia, e di non rispettare gli accordi per la loro riammissione. Nei mesi scorsi Medici senza frontiera ha lanciato l’allarme per le condizioni igieniche e sanitarie in cui vivono i 4.000 tra uomini, donne e bambini intrappolati senza via di uscita proprio tra Bihac e Velika Kladusa.
c.l.

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