COMMUNITY

Studenti senza storia, materia ai margini

SCUOLA
MANFREDI ALBERTIITALIA

Il documento sottoscritto dalle società scientifiche degli storici (il manifesto, 17 ottobre), ha duramente polemizzato con la scelta del Miur, apparentemente incomprensibile, di eliminare il tema di storia dalle tipologie della prima prova dell’esame di maturità, riservando agli argomenti di carattere storico una presenza (soltanto eventuale) nell’ambito delle altre forme di elaborato.
Si tratta di una decisione che sembra voler convalidare l’attuale tendenza alla marginalizzazione della storia come disciplina, da anni trattata come una Cenerentola sia negli ordinamenti scolastici sia nei piani di studio dei corsi di laurea universitari. Ne sono una prova, a livello scolastico, la riduzione delle ore di storia nella gran parte degli indirizzi liceali e l’attribuzione dell’insegnamento della disciplina a docenti spesso privi di una specifica formazione storica; a livello universitario la riduzione delle cattedre di storia nei vari dipartimenti, nonché il rischio di estinzione di alcune discipline fra cui la storia economica, fondamentale per la formazione dei futuri economisti.
La scelta di abolire il tema di storia all’interno dell’esame di maturità sembra essere figlia di questi tempi, insensibili allo studio del passato e ignari delle lezioni che la storia può dare a chi si trova a operare nel presente. Un’epoca segnata dalla diffusa ignoranza delle coordinate generali dello sviluppo storico, riscontrabile anche tra gli studenti dei primi anni dell’università.
Il fatto che negli ultimi tempi solo l’1% degli studenti abbia scelto il tema storico all’esame di maturità dovrebbe costituire una valida ragione per rafforzarne l’insegnamento. Accade invece che la Commissione Serianni, con l’ultima riforma dell’esame di maturità, individui nello scarso gradimento del tema storico una buona motivazione per abolirlo. Come se i programmi scolastici e le modalità di verifica delle conoscenze dovessero rispondere a una logica da audience televisiva, o da sondaggio di mercato. Si tratta di una prospettiva coerente con la deriva aziendalistica che da anni sta stravolgendo la scuola italiana.
Anche la scuola (come l’università) risulta sempre più “infettata” da una logica privatistica, che sta lentamente trasformando il sistema scolastico da istituzione rispettata, capace di formare i futuri cittadini, in un servizio che eroga “competenze” per i futuri lavoratori/consumatori, soddisfacendo il più possibile i desiderata delle famiglie e degli studenti, intesi come “clienti”. Come spiegare altrimenti il dilagare incontrastato del lessico finanziario e aziendalistico nelle nostre scuole? L’organizzazione e la gestione degli istituti scolastici, a corto di risorse, non sono più affidate alla vecchia figura del preside, bensì a quella del “dirigente scolastico”, costretto a gestire al meglio le risorse monetarie e umane a disposizione per garantire al proprio istituto, in virtù di meccanismi di finanziamento di tipo premiale, un numero quanto più alto possibile di iscrizioni.
Il sapere, per riprendere celebri parole di Marx, tende a tramutarsi in un mero “pagamento in contanti”: come altro definire la riduzione delle conoscenze o delle difficoltà degli alunni a “crediti” e “debiti”? La funzione del docente, di anno in anno più burocratizzata, è schiacciata fra le prescrizioni dell’“offerta formativa” e la “domanda” (spesso capricciosa) di un’utenza scolastica indifferente all’obiettivo che dovrebbe stare veramente a cuore di tutti: l’educazione dei futuri cittadini.
Lo studio critico della storia è un potente antidoto sia all’intolleranza, sia all’idea che la realtà sia sempre uguale a se stessa, e quindi immodificabile: un antidoto, verrebbe fatto di pensare, non gradito alla classe dirigente che da anni governa l’Italia.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it