SOCIETA

«Non è un luna park», occuparea Venezia perché resti viva

Affitti stellari e carovita hanno svuotato i sestrieri al ritmo di tre “abbandoni” al giorno
ERNESTO MILANESIitalia/venezia

Nella città più bella del mondo, abitano piccoli e grandi scandali. Insieme all’esodo infinito dei residenti nel centro storico. O alle tangenti distribuite a piene mani dal «sistema Mose».
Venezia? Non è un luna park. A giugno, la «marcia per la dignità» ha riportato sotto i riflettori la volontà di resistere. È la stessa che anima Asc, l’assemblea sociale per la casa: «A fine luglio alla Celestia abbiamo impedito lo sfratto di una signora di oltre 70 anni con un figlio malato di Sla. Dopo 54 anni di affitto regolarmente pagato, si è vista rifiutare il rinnovo del contratto dal nuovo proprietario, intestatario di altri due appartamenti a locazione turistica nello stesso palazzo. È inaccettabile!» raccontano gli attivisti che in sei anni hanno costruito una vera e propria rete popolare, «La casa è un diritto per tutti. E noi non la rubiamo a nessuno. Chi occupa non può certo pagare le cifre di un mercato degli affitti drogato. Abbiamo sempre scelto appartamenti abbandonati da anni e pieni di muffa e topi. Li recuperiamo, offrendo a chi è in difficoltà una casa per continuare a vivere a Venezia».
RIGENERAZIONE è la parola magica per interpretare al meglio la salvaguardia di Venezia. Come a Castello, dove dal 2008 è al lavoro Rebiennale: studenti, architetti, artisti impegnati nel riciclo in funzione dell’auto-costruzione. «Abbiamo smontato “pezzi” dell’ultima Biennale d’Arte: il padiglione tedesco Leone d’oro, quello coreano, di Brasile, Austria, Olanda. Materiale che ha alimentato progetti di riuso per la cura della città. E alla Biennale di Architettura siamo stati il constructor team di due importanti padiglioni: VTN Architects (Hochiminh City, Vietnam) eVo Trong Nghia e Rintala Eggertsson Architects (Oslo e Bodø, Norvegia)» spiegano Giulio, Tommaso, Niccolò, Pasquale, Marco, Mohammed, Daniel, Nicola, Mirko, Jacopo, Leo e Leonardo.
L’altra Venezia punta i piedi, nonostante tutto. A gennaio, i residenti erano 53.835. E con la giunta fucsia di Luigi Brugnaro lo svuotamento dei sestrieri è proseguito al ritmo di tre “abbandoni” al giorno. Il display della farmacia Morelli in Campo San Bartolomeo registra in vetrina la picchiata anagrafica. Nel 1970 nel cuore di Venezia c’erano 111.550 abitanti, ridottisi a 78.165 vent’anni dopo, fino a diventare 66.386 all’inizio del Duemila.
Tuttora la maggioranza di chi ancora vive in centro storico (più di 32 mila) è concentrata fra San Marco, Castello e Cannaregio. Soltanto al Lido la popolazione continua a reggere: i 16.500 abitanti in riva al mare si lasciano alle spalle l’effetto Disneyland della laguna.
Venezia è un pesce (così Tiziano Scarpa nella sua “guida”), ma sempre più imbalsamato nell’acquario virtuale a beneficio dei “visitatori”. La città a pelo d’acqua non si esaurisce certo negli itinerari da selfie, perché sono 116 le “isole” originarie collegate da 416 ponti e 176 rii. Tuttavia, Venezia ogni giorno si scopre sempre più ostaggio dell’economia turistica senza freni. Le ultime statistiche ufficiali sono relative alla stagione 2016: presenze complessive di 10,5 milioni (di cui 7 milioni nel centro storico) con permanenza media di appena 2,26 giorni. In laguna, i posti letto sono 34.106, ma nei 272 hotel superano appena quota 18 mila. E se i b&b censiti dal Comune sono 320, spiccano le 1.874 “unità abitative turistiche”. Numeri che parlano da soli. Come il calcolo dell’impatto quotidiano in termini di densità umana: 994 turisti in ogni chilometro quadrato di Venezia.
RENDITA IMMOBILIARE e turismo di massa sono le due facce della stessa medaglia: il patrimonio dell’umanità affonda nel carnevale degli interessi privati. Ora si profila la “direttiva Salvini” che impone sgomberi indiscriminati. La prefettura ha già ricevuto l’ordine del Viminale, che riguarda anche i 250 alloggi occupati a Venezia. E giusto ieri è arrivato il decreto di nomina di Raffaele Speranzon, targato Fratelli d’Italia, alla presidenza dell’Ater che gestisce 5.184 appartamenti nella città metropolitana di Venezia. «Abbiamo i dati peggiori del Nord Est: Venezia da sola ha il 75% di occupazioni. Problema da affrontare con determinazione per ripristinare la giustizia. Qui c’è stata una “zona franca” dalla legalità su cui è tempo di fare chiarezza» tuona, mettendo nel mirino soprattutto gli attivisti di Asc.
E sembra non fare più notizia il Mose, la grande opera pubblica (oltre 5 miliardi) affidata in concessione al Consorzio Venezia Nuova. Quattro anni fa era esploso lo scandalo delle tangenti con l’inchiesta della Procura. Pochi giorni fa Giuseppe Fiengo, amministratore straordinario, ha annunciato: «Chi ha problemi di bilancio o con la giustizia, è in liquidazione o in concordato non può fare i lavori». Tradotto: imprese del calibro di Condotte d’Acqua, Mantovani e Grandi Lavori Finconsit sospese dal Consorzio. Sempre Fiengo davanti alla Commissione ambiente della Camera aveva già certificato l’impasse del mega-cantiere per le paratie mobili in laguna: «Abbiamo anticipato lavori per 5 milioni, ma sono stati spesi solo 300 mila euro…».
VENEZIA PRIGIONIERA delle lobby? Basta scorrere l’elenco dei presidenti del Consorzio: Luigi Zanda (portavoce di Cossiga, poi senatore Pd), il socialista Franco Carraro (già sindaco di Roma e presidente del Coni) e l’attuale ministro Paolo Savona, che in qualità di presidente Impregilo ha gestito il Cvn dal febbraio 2001 al giugno 2005.
Il deus ex machina del Mose è stato l’ingegner Giovanni Mazzacurati, classe 1932, riparato a La Jolla in California, alle prese con la demenza. Ma Paolo Evangelista (procuratore regionale della Corte dei Conti per il Veneto) pretende il risarcimento di 21 milioni 750 mila euro, somma aritmetica delle mazzette. Più o meno la metà dei soldi della Lega Nord che la Procura di Genova vuole sequestrare…

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it