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Il nome del dialogo

LUCIANA CASTELLINAvaticano/grecia/Syros

Era una assolata mattina dell’autunno 2014 quando un piccolo gruppo - Alexis Tsipras, Franz Kronreif e io - si incontrò alla porta del Vaticano riservata all’ingresso di chi ha un’udienza privata con Papa Francesco. La nostra era fissata un’ora e mezza dopo.
L’incontro fu armonioso, in qualche momento eccitante. Il Santo Padre riassunse i principali temi dell’Enciclica «Laudato Si» appena pronunciata: gli antagonismi sociali più evidenti; i pericoli per la pace e l’ambiente; l’intollerabilità di una civiltà fondata sul profitto e l’avarizia.
IN NOME DELLE SOFFERENZE prodotte dal sistema capitalista Alexis Tsipras e io sottolineammo l’urgenza di aprire un nuovo capitolo nelle relazioni fra credenti e sinistra politica.
Non tradisco alcun segreto se racconto che al momento dell’udienza con il Papa ci eravamo già incontrati con altri esponenti vaticani per individuare il contesto istituzionale appropriato a sviluppare un dialogo intenso. Prendemmo atto del fatto che Chiesa e politica, tenuto conto della diversità dei ruoli e della rispettiva collocazione nella società, non erano partners congrui. Per questo sin dall’inizio siamo stati consapevoli e preparati a un processo cauto che si sarebbe svolto su un terreno largamente inesplorato.
Per definire in termini più appropriati come comunicare i nostri intenti abbiamo deciso di definire il nostro confronto Dialogo Cristiani/ Marxisti.
SIAMO COSÌ ARRIVATI al primo incontro con l’arcivescovo monsignor Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ci ha suggerito di associare alle organizzazioni già coinvolte nel progetto - il Movimento dei Focolari e Transform Europe (la rete di riflessione culturale associata al Partito della Sinistra Europea) anche le università.
Ma a questo punto ci siamo trovati di fronte ad un’altra incongruità: sotto l’egida della Congregazione c’è un gran numero di università di alto livello che si definiscono come «Cattoliche», fra le quali l’istituto Sophia di Loppiano; il suo rettore, Piero Coda, e la sua vicerettore, Daniela Ropelato, ed altri docenti potevano esser protagonisti del Dialogo, cui hanno infatti partecipato con entusiasmo sin dall’inizio. E però nella nostra area geografica non ci sono (o non ci sono più) Università che si definiscono marxiste. Il Marxismo è una teoria critica della società e deve essere verificata nelle università laiche statali nel confronto con altre visioni del mondo, sebbene - e questo deve esser tenuto a mente - le sue possibilità di avere uno spazio adeguato in campo accademico siano limitate per regioni politiche o, addirittura, da pregiudizi.
LA RICERCA DI UNO SPAZIO sufficientemente illuminato e innovativo per ospitare il nostro progetto ci ha così portato in Grecia, dove due successivi ministri dell’Educazione nazionale e per le Religioni - Nicos Filis e Costas Gavrouglu - sono venuti in nostro aiuto. E così la nostra piccola imbarcazione ha gettato l’ancora all’isola di Syros, un luogo simbolicamente ideale per il dialogo a causa di una secolare coesistenza fra cristiani ortodossi e cattolici, una storia che ci ha indotto ad associare anche la Chiesa ortodossa nella nostra attività.
Lì abbiamo conosciuto l’ex vicerettore Alexandra Bounia e l’attuale vice rettore Spyros Syropoulos, che hanno rafforzato il nostro piccolo drappello con le loro esperienze scientifiche ed organizzative - senza che venisse mai menzionato a quale religione appartenessero o quali fossero i loro orientamenti politici.
I TEMI CHE ABBIAMO SCELTO per il nostro dialogo sono stati presi dal mondo e dal tempo in cui viviamo: i beni comuni; la democrazia; l’Europa; il dialogo stesso, il suo senso. Nel corso della preparazione la nostra discussione ha dimostrato che non c’erano due parti che si confrontavano liberamente: spesso cristiani e marxisti si trovavano d’accordo ma in dissenso con altri marxisti e viceversa. Ma questo è forse proprio ciò che rende speciale il dialogo contemporaneo. «Non si tratta di corazzate che si incrociano in alto mare cercando prudentemente di non collidere, ma di passeggeri di una stessa imbarcazione preoccupati di non affondare tutti fra le onde in tempesta». È così che Walter Baier, coordinatore della rete Transform Europe, «braccio culturale» del Partito della Sinistra Europea, racconta come è nata l’idea di una «summer school» cristiani/marxisti, che poi si è effettivamente tenuta dal 1 all’8 settembre scorso nell’isola greca di Syros, dove sorge una delle sedi dell’Università dell’Egeo, diffusa in 6 isole, circa 10.00 studenti, 18 dipartimenti.
Di lì sono appena tornata, poiché sono stata una dei quattro «di parte marxista» che hanno tenuto le previste lezioni (assieme a Cornelia Hildebrandt e Michael Brie della Fondazione Rosa Luxemburg di Berlino, e a Michael Loewy, ricercatore emerito del Cnrs e lettore all’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi; per i cristiani l’ungherese Pàl Tòth, docente dell’università Sophia di Loppiano, la già citata Daniela Rapelato, dell’Università Sofia del movimento dei focolari, Petra Steinmaier-Poesel, austriaca, direttore dell’Istituto per l’educazione religiosa Edith Stein di Fieldkirch, Leonce Bekemance, belga, docente della Cattedra Jean Monnet presso l’Università di Padova.
UN CONTRIBUTO DECISIVO è venuto dal rappresentante della Santa Sede, il prof. Alberto Lo Presti, direttore del Dipartimento «Democrazia e Multiculturalità della Pontificia Fondazione Gravissimum Educationis» e membro del comitato di gestione dell’ufficio per la scienza e la formazione della Congregazione per l’educazione cattolica della Santa Sede e da José Manuel Pureza, cattolico e però deputato del Bloque de Esquerda, vicepresidente del Parlamento Portoghese.
Ma interessanti, perchè entrati nel merito della discussione e non limitati ai saluti ufficiali, sono stati anche i contributi greci, del ministro dell’istruzione Gavroglu e specialmente del capo gruppo di Syiriza al parlamento Nicos Xidakis (vecchio amico del manifesto).
E poi c’erano una quarantina di studenti delle due parti, non solo europei, molti dell’Est (assai smarriti e paralizzati da quanto accade nei paesi di Visegrád). Con tutti il colloquio è stato intenso, perché alle lezioni sono seguiti gruppi di approfondimento su altre questioni e sono stati anche redatti programmi di azione comune.
A ME È TOCCATO, per esempio, informare su cosa è stato il dialogo comunisti-cattolici in Italia: un’esperienza particolarissima come si sa, e solo italiana. E così ho raccontato - per far capire di cosa si è trattato - di quando, nel 1946, il vescovo di Andria dichiarò che gli iscritti al Pci non avrebbero più potuto essere padrini alle cresime e ai battesimi e allora il segretario della locale sezione, Di Gennaro, organizzò un corteo che, con bandiere rosse ornate di falce e martello, marciò sulla Cattedrale per imporre quel diritto negato. Ma anche dell’introduzione nelle tesi per il IX congresso del partito, nel 1959, di una frase significativa: «una religiosità sofferta può essere un grande contributo alla critica al capitalismo».
QUESTA SCUOLA ESTIVA, che ci ha consentito anche un rapporto umano perché per una settimana abbiamo mangiato e dormito negli stessi posti - davvero un’inclusione totale -, l’abbiamo preparata nei dettagli per quasi un anno: il primo incontro del gruppo europeo si è tenuto, per due giorni, in ottobre, ospiti di Castel Gandolfo; e poi a Vienna, sede di Transform.
Impossibile dar conto di quanto è stato detto, ma importante credo sia il senso complessivo dell’iniziativa, ora destinata a ripetersi e ad articolarsi: l’ingiustizia, e dunque la barbarie della nostra società ha raggiunto un livello tale che ci impone di fare. Insieme e ognuno secondo i suoi modi. Che sono però più simili di quanto non fossero in passato, perché Papa Francesco ha introdotto nel mondo cristiano un approccio molto innovativo: si deve passare dall’azione per i poveri a quella dei poveri - ha detto -, vale a dire bisogna costruire la soggettività delle vittime, non limitarsi a farne oggetto di beneficienza.
NEL SUO DISCORSO all’ultimo tradizionale raduno dei movimenti sociali (lo trovate nel libro che il manifesto stesso ha distribuito qualche tempo fa, Terra, casa, lavoro). Bergoglio, non a caso, ha detto: ragazzi, la carità è importantissima, ma ci vuole la politica.
Come è naturale anche la Chiesa - non solo le organizzazioni laiche, i partiti - è attraversata oggi da conflitti aspri e dunque da nuove divisioni. Proprio ieri ho letto sui giornali che Bannon, l’artefice della campagna elettorale di Trump, ha aperto una scuola in un convento a sud di Roma dove si attendono 300 allievi che verranno attrezzati a contestare il nuovo pensiero della Chiesa.

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