POLITICA

A Roma il Passetto del Borgo perde pezzi

PATRIMONIO
ARIANNA DI GENOVAvaticano/italia/roma

Da lì, è passato papa Clemente VII in fuga dalla devastazione dei Lanzichenecchi che misero a ferro e fuoco Roma. Era il 1527, ma il Passetto del borgo - il passaggio pedonale sopraelevato, lungo circa 800 metri, che collega il Vaticano con Castel Sant’Angelo - aveva già una complessa storia alle sue spalle, luogo segreto che affondava le sue radici nelle mura che cingevano la città leoniana. Anche il dissoluto pontefice Alessandro VI Borgia aveva fatto la sua maratona per andarsi a rifugiare dentro Castel sant’Angelo quando Carlo VIII di Francia era sceso in Italia con intenzioni bellicose, circondato dalle sue milizie. E si narra che percorresse quel corridoio pure di notte per far visita alle sue numerose amanti. Da qui, la leggenda della tradizione: camminare per settantasette volte su quella «sopraelevata» di altri tempi, rinvigorisce il corpo e riconsegna la virilità perduta ai malcapitati.
Chiuso al pubblico per secoli, poi riaperto e reso di nuovo un camminamento - con visite guidate - il Passetto perde «pezzi», un po’ come il Monte Tarpeo, le chiese romane, le mura di San Gimignano, i ponti antichi e quelli moderni.
Nella mattinata di ieri, alcuni frammenti di tufo sono rotolati giù, mentre diverse pietre pericolanti sono state tolte per sicurezza dai Vigili del fuoco intervenuti dopo il primo smottamento, insieme al servizio tecnico Vaticano e della soprintendenza.
Il ministro Bonisoli, che aveva appena annunciato di voler monitorare tutte le chiese, a prescindere dalla «competenza» (vicariato o stato), sarà disperato. Non c’è molto spazio per dedicarsi a un compitino da primi della classe. Il degrado romano è inarrestabile: buche, crolli e disfacimenti danno l’idea di una coperta troppo corta: si tappa una falla, se ne apre un’altra. Anni di maltrattamenti e indifferenza verso un patrimonio inestimabile chiedono il conto, coadiuvati anche da un clima in rapido cambiamento che ha portato in Italia acquazzoni tropicali e tempeste. È la rivolta della Storia contro l’oblio dell’arroganza.
La moda delle ricostruzioni virtuali, che disinvoltamente viene utilizzata per far cassa con mostre interattive e narrazioni digitali, potrà tornare utile a breve per reinventare ciò che va scomparendo. Eppure, la manutenzione ordinaria sarebbe assai meno costosa e altrettanto «valorizzante». Ma necessita di un personale specializzato a cui si dà fiducia, un lavoro costante, retribuito con il giusto salario e un budget previsto che non scatti solo in emergenza, quindi malamente.
Nonostante ciò, quel Passetto che oggi si sbriciola in strada, rimane ancorato saldamente all’immaginario. Su quel sentiero correvano a perdifiato i due protagonisti del romanzo Angeli e demoni dell’americano Dan Brown, sfruttando la stessa idea di salvezza che conduceva i papi a buttarsi precipitosamente sul corridoio fra le mura merlate. E forse, proprio quella strada sconosciuta ai più venne percorsa da una prigioniera illustre come Beatrice Cenci, per nasconderla allo sguardo del popolo e per ridurla in catene, in tutta segretezza. Prima dell’esecuzione capitale, nel 1599.

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