VISIONI

Bufera su Asia Argento accusata di violenza contro un minorenne

Il «New York Times» rivela l’accordo economico tra l’attrice e Jimmy Bennett, all’epoca dei fatti 17enne
ALESSANDRA PIGLIARUusa/california

Arrivata ieri dalle colonne del «New York Times» come una doccia fredda, la notizia che vede al centro di una bufera Asia Argento ha fatto già il giro del mondo. Plausibile, visto che la mail criptata inviata alla redazione del quotidiano statunitense contiene i documenti che confermerebbero l’accordo raggiunto lo scorso ottobre tra l’attrice e regista italiana e il musicista Jimmy Bennett (all’età di sette anni protagonista del film di Argento Ingannevole è il cuore più di ogni cosa) che cinque anni fa sostiene di essere stato oggetto di violenza sessuale da parte dell’attrice. Lei aveva 37 anni e lui 17 quando si sarebbero trovati in una camera d’albergo in California - uno Stato per cui Bennett risultava minorenne e dunque non nella posizione di dare il proprio consenso.
LA CIFRA pattuita per chiudere la vicenda ammonterebbe a 380mila dollari; una parte pare sia stata già liquidata, con l’impegno - per i restanti quattrini - di concludere la transazione entro un anno e mezzo. Nella mail arrivata al «New York Times» - che ha provato inutilmente a contattare sia l’attrice italiana che Bennett - si leggono gli scambi tra avvocati di entrambe le parti in causa, con alcune mail inviate da Carrie Goldberg (l’avvocata di Argento) alla sua assistita. Insieme a questa documentazione ci sono dei selfie che ritraggono i protagonisti della vicenda in una camera d’albergo. L’accusa è arrivata all’attrice in ottobre, un mese dopo la presa di posizione pubblica sul «New Yorker» contro gli abusi subiti da Weinstein.
La polemica feroce non si è fatta attendere. In molti, soprattutto nei social, commentano con disprezzo la condotta di Asia Argento che fino a ieri sera non aveva ancora dichiarato alcunché. Intanto Sky Italia ha fatto sapere che in caso di conferme l’attrice sarà fuori da X Factor, di cui è uno dei quattro giudici della nuova stagione.
A SENSO UNICO dunque, e immaginando che quanto riferito da Bennett debba essere solo vero, la credibilità dell’attrice sembrerebbe essere spazzata via e con essa anche quella del movimento #metoo che proprio da lei aveva preso piede negli Stati Uniti. E se è bene tacere riguardo le reazioni di scomposto fervore giustizialista, sarà forse il caso di fare un po’ di chiarezza - almeno di merito politico - anche con i pochi elementi a disposizione. Che Asia Argento ha avuto il merito, e certamente non lo perderà in qualsiasi modo vada la vicenda che la vede coinvolta - di aver avviato un processo di presa di parola pubblica da parte di migliaia di donne che hanno raccontato la propria esperienza di molestie e violenze, portando allo scoperto l’anatomia - piuttosto nota - di una prevaricazione sessuale ricattatoria che è alla base dell’esercizio del potere. Quello che conta non è la «verità giudiziaria» della faccenda (affidata ad altre sedi che hanno altri tempi) né lo scagliarsi contro gli accusati senza attendere l’accertamento dei fatti. Quello che conta, che poi è quello che resta, è l’esperienza di dolore di tante donne, compresa quella di Asia Argento. Che per dire di sé debba essere moralmente irreprensibile è un tema che arriva come secondario.
LA POLITICA delle donne, inoltre, non ha mai avuto bisogno di testimonial, né di spettacolarizzazione. Figuriamoci di strumentalizzazione. La lotta contro la violenza maschile è un fatto talmente serio che non si può barattare confusamente con i curricula di chi decide di raccontare la propria storia. Chi dunque vorrebbe gettare nel fango il punto di ulteriore forza e libertà guadagnato da moltissime donne in questi mesi rischia una miopia imperdonabile. Del resto, il #metoo non è mai stato di proprietà di Asia Argento ma proviene da una storia più lunga che è quella della pratica femminista. Le ulteriori vicende si possono dibattere nelle aule competenti. Mentre il torbido nei numerosi e annoiati salotti, televisivi e non.

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