SOCIETA

Bruxelles e Berlinofermano Salvini: «Sophia non si tocca».

Le navi della missione europea continueranno a portare i migranti nei porti italiani. Il ministro sale al Quirinale e abbassa i toni
CARLO LANIAeuropa/austria/innsbruck

Almeno fino alla fine dell’anno, sua data naturale di scadenza, le direttive della missione europea Sophia non cambieranno. Il che significa che i migranti tratti in salvo dalle navi impegnate nel Mediterraneo, come i 106 recuperati nell’area Sar di Malta dal pattugliatore irlandese Samuel Becket e sbarcati sabato sera a Messina, continueranno ancora ad arrivare nei porti italiani.
Un doppio stop alle minacce del ministro degli Interni Salvini, che domenica aveva parlato della possibile chiusura degli scali anche alle navi delle missioni internazionali provocando la reazione del ministero della Difesa - è arrivato ieri dal portavoce della commissione europea e da Berlino. «E’ imminente una revisione del mandato strategico dell’operazione e quindi sarà quella l’occasione per discutere delle proposte italiane» ha spiegato il primo, mentre un portavoce del ministero della Difesa tedesco ha tagliato corto affermando che «nessun cambiamento» è in vista per le navi impegnate nella missione: «Il loro compito è portare i profughi nei porti sicuri corrispondenti».
Per il titolare del Viminale, che aveva detto di voler affrontare la questione già giovedì a Innsbruck durante il vertice dei ministri degli Interni, si tratta di una brusca frenata. Soprattutto perché la precisazione arrivata da Berlino fa pensare che Salvini potrebbe non trovare una sponda nel collega tedesco Seehofer, più interessato a rimandare in Italia i profughi arrivati in Germania in maniera irregolare che ad ascoltare le lamentele del collega italiano.
Che fosse arrivato il momento di cambiare toni del resto Salvini lo ha capito da solo nel corso della giornata. In mattinata il leghista sale al Quirinale per l’annunciato incontro con il presidente Mattarella che gli avrebbe spiegato come sia meglio fare politica piuttosto che agitare le acque con continue allarmi e minacce che al massimo, come ricordato domenica sera dal ministero della Difesa, servono solo a ottenere qualche titolo sui giornali. Se bisogna intervenire sulle missioni europee - sarebbe stato il consiglio offerto al leghista - meglio farlo facendo pesare il peso e la responsabilità - oltre che al prestigio - che il comando della missione nella mani dell’ammiraglio Enrico Credendino comporta per l’Italia. Tanto più che dopo via XX Settembre, segnali di insofferenza per le continue esternazioni salviniane ieri sono arrivate anche dalla Farnesina con il ministro Enzo Moavero Milanesi che ha spiegato a tutti che l’Italia «non si sfila dagli impegni internazionali».
I riflettori adesso sono tutti puntati sul vertice di Innsbruck, dove la questione chiusura porti è quasi certamente destinata ad essere accantonata. Dell’imminente summit si è parlato ieri anche in un vertice a palazzo Chigi al quale hanno partecipato, oltre a Salvini, anche il premier Conte, il ministro Tria e il vicepremier Di Maio, con la ministra Trenta collega in videoconferenza. In Austria l’Italia si presenterà con un documento in cui si torna a parlare della necessità di chiudere le frontiere esterne dell’Ue, idea non originale sulla quale a Bruxelles si lavora ormai da mesi senza però riuscire a trovare il modo per farlo, e di maggiori aiuti alla Libia. Mercoledì, vigilia della partenza, Salvini metterà poi a punto i dettagli del piano in un nuovo incontro con Conte. Poi si vedrà. Il leghista ha già in agenda un incontro con Seehofer che da lui vuole soprattutto sapere cosa intende fare con la questione dei movimenti secondari, quei profughi che dopo essere sbarcati in Italia si sono trasferiti in un altro paese dell’Unione e condizionando ogni aiuto alle risposte del ministro italiano. Poi trilaterale sempre con Seehofer e il ministero austriaco Kickl, altro falco pronto a tagliarci fuori dall’Europa chiudendo le frontiere. Da parte sua Salvini potrebbe provare a dar vita vita a un’alleanza contro Macron, visto come il vero ostacolo per il raggiungimento di un accordo per il controllo delle frontiere meridionali dell’Ue. Non escluso, infine, anche un incontro a quattr’occhi proprio con il collega francese agli Interni Gerard Collomb.
I prossimi giorni diranno se la strategia adottata finora da Salvini nel confronti dell’Europa è destinata a portare frutti davvero utili all’Italia oppure no, come successo finora. Nel frattempo per la prima volta critiche importanti alla politica del governo e in particolare a Salvini arrivano da Forza Italia: «Non mi sento a mio agio in un centrodestra che quando parla di immigrazione usa il termine pacchia», ha fatto sapere ieri la vicepresidente della Camera Mara Carfagna.

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