INTERNAZIONALE

Il papa: «Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli»

FRANCESCO A BARI CON I PATRIARCHI DELLE CHIESE E DELLE COMUNITÀ CRISTIANE DEL MEDIO ORIENTE
LUCA KOCCIitalia/bari

Non saranno «muri», «occupazioni» e «armi» a portare la pace in Medio Oriente, ma solo il «dialogo». Papa Francesco ha incontrato ieri a Bari i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente e ha tenuto un discorso dal chiaro significato politico, chiamando in causa i nodi più aggrovigliati dello scacchiere mediorientale, dalla Siria allo status di Gerusalemme, e le gravi responsabilità dell’Occidente e della Russia («Il peso sulla coscienza delle nazioni», titola oggi L’Osservatore Romano ).
UN’ASSISE ECUMENICA senza precedenti («Su di te sia pace! Cristiani insieme per il Medio Oriente», il tema dell’incontro), a cui hanno partecipato i capi delle Chiese ortodosse autocefale, ovvero che hanno un proprio primate: il patriarca ecumenico Bartolomeo, quello greco di Alessandria Theodoros II, quello siro-ortodosso di Antiochia Ignatius Aphrem II; il patriarca di Gerusalemme Theophilos III, il russo Kirill e l’armeno Karekin II hanno inviato dei loro rappresentanti.
C’erano anche quelli delle Chiese orientali (assiri, copti, siri-cattolici, maroniti, melkiti, caldei, con il neo cardinale Sako, vescovo di Bagdad), il Patriarcato latino di Gerusalemme (mons. Pizzaballa) e la Chiesa evangelica luterana di Giordania e Terra santa. Di fatto tutte le Chiese cristiane mediorientali.
IL «MEDIO ORIENTE È CROCEVIA di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche», «ma su questa splendida regione si è addensata una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti», ha detto il papa dopo aver acceso, insieme ai rappresentanti delle Chiese, una lampada «uniflamma» (simbolo dell’unità di tutti i cristiani) nella basilica di San Nicola.
«Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra», invochiamo oggi «quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare».
Nel pomeriggio, dopo un dialogo a porte chiuse con i capi delle Chiese, il discorso più politico. «Non c’è alternativa possibile alla pace. Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo», ha detto Francesco.
QUINDI «È ESSENZIALE che chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!», come la «sete di guadagno che non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrare giacimenti di gas e combustibili».
NON SONO MANCATI riferimenti ad alcune situazioni particolari: la Siria, «martoriata dalla guerra», dove sono ripresi i combattimenti «che hanno provocato un ingente numero di sfollati, esposti a sofferenze terribili»; Gerusalemme, «città per tutti i popoli» e «sacra per cristiani, ebrei e musulmani», «il cui status quo esige di essere rispettato secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale», «solo una soluzione negoziata tra israeliani e palestinesi, fermamente voluta e favorita dalla Comunità delle nazioni, potrà condurre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli».
«LA GUERRA È FIGLIA DEL POTERE e della povertà, si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la miseria», ha concluso il papa.
«La violenza è sempre alimentata dalle armi» e da «sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti. Non si dimentichi il secolo scorso, non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della pace, in buie distese di silenzio».

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