SOCIETA

Villini storici di Roma, in arrivo gli «scudi» di ministero e Comune

LA MINACCIA DEI COSTRUTTORI
ANTONIO SCIOTTOITALIA/ROMA

La tutela dei villini e degli edifici storici a Roma fa un passo avanti, e registra l’alleanza tra ministero dei Beni culturali e Campidoglio: è al lavoro, hanno spiegato il Soprintendente statale Francesco Prosperetti e l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori, un «Tavolo per la salvaguardia del paesaggio urbano», con l’obiettivo di introdurre vincoli e strumenti di tutela. Al Tavolo per il momento è assente la Regione Lazio: «L’abbiamo invitata - ha detto Prosperetti - È importante che partecipi, aspettiamo il tempo fisiologico della riorganizzazione dopo le recenti elezioni». Un ottimismo che si spera troverà risposta nella nuova Giunta di Nicola Zingaretti.
Ministero dei Beni culturali e Comune hanno voluto presentare al pubblico lo stato di avanzamento delle tutele che si porranno ai tessuti storici della città, dopo le polemiche seguite all’abbattimento dell’edificio di via Ticino - sostituito da un alto palazzo bianco con larghe terrazze e piante, totalmente decontestualizzato - e la minaccia che incombe su Villa Paolina di Mallinckrodt, divenuta un po’ il simbolo della vulnerabilità della Città eterna. Precisando che non si vuole «congelare Roma, ponendo dei vincoli-moloch», ma «riaffermare l’idea di una trasformazione secondo le regole».
Nel mirino c’è non solo il vecchio Piano casa regionale - operativo dal 2009, epoca Polverini, fino a metà 2017 - ma anche il nuovo Piano di rigenerazione urbana varato dalla Giunta Zingaretti l’estate scorsa: molte richieste di modifica o demolizione - ritenute da ministero e Comune «incongrue» - risalgono al primo, e oggi possono essere avanzate anche in base al secondo. E poiché in forza dei due suddetti Piani è possibile ottenere deroghe ai piani regolatori comunali, e premi di cubatura rispetto alle metrature originarie, si sono scatenati gli appetiti dei costruttori proprio nelle zone di pregio.
Il problema è che Roma, non solo in quartieri come Ostia o Garbatella, ma anche nel centro storico, è per il momento priva di vincoli: l’unica tutela è l’inserimento nella Dichiarazione Unesco, di per sé non concretamente operativa. Serve quindi costruire degli «scudi attivi», normativi, che possano rispondere alle deroghe concesse dai Piani regionali: cercando magari di modificare, è l’auspicio di ministero e Comune, le stesse norme regionali con la collaborazione di Zingaretti, e invocando l’approvazione del Piano paesaggistico regionale, in attesa di varo.
Gli «scudi» proposti da Beni culturali e Comune sono questi: innanzitutto una serie di vincoli posti per zone, attraverso delle delibere emesse dal ministero, previsti dall’articolo 136 del Codice dei Beni culturali, e che «in forza dell’articolo 9 della Costituzione hanno carattere sovraordinato rispetto alle altre norme», ha spiegato Prosperetti. Una squadra capitanata dall’architetta della Soprintendenza Elvira Cajano, coadiuvata da professionisti dell’Ordine degli architetti di Roma e con le segnalazioni di tutti i Municipi, sta mappando l’intera Capitale per «fare emergere le vulnerabilità e le caratteristiche dei diversi tessuti, e da lì costruire poi i vincoli».
Quanto al Campidoglio, a parte la collaborazione nell’elaborare i vincoli che poi metterà il ministero, ha emesso a fine aprile una circolare - ha spiegato Montuori - «che dispone la non derogabilità delle densità edilizie fissate dal decreto ministeriale 1444 del 1968». Una legge per cui i Piani regionali non prevedono deroghe, e che quindi potrà essere utilizzata dal Comune per spegnere gli appetiti dei costruttori, che si vedranno rifiutati in alcune zone gli aumenti di cubatura in base appunto al principio delle densità edilizie. Per le domande già in itinere, infine, il Soprintendente ha assicurato alle associazioni che resta tutto bloccato in attesa dei vincoli.

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