INTERNAZIONALE

Venezuela, Maduro ha ora un evversario «progressista»

Partita la campagna elettorale. L’ex chavista Falcón promette di «dollarizzare» l’economia. Voto «farsa», è scontro con l’Osa
ROBERTO LIVIVENEZUELA

«Che piova, tuoni o vi siano fulmini, le presidenziali avranno luogo il 20 maggio» ha assicurato il presidente Nicolás Maduro annunciando l’inizio (lunedì scorso) della campagna elettorale in Venezuela.
E in effetti è già cominciata la tempesta perfetta politica contro il presidente venezuelano e le elezioni che dovrebbero rieleggerlo. Il Fronte Venezuela Libre, che riunisce una ventina di organizzazioni di opposizione, ha definito una «farsa» il processo elettorale, ha deciso di non presentare alcun candidato e ha rivolto un appello a tutti i cittadini venezuelani a disertare le urne.
TUONI E FULMINI vengono dagli Stati uniti. Il vicepresidente Mike Pence parlando lunedì di fronte al Consiglio permanente dell’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha intimato a Maduro di cancellare le presidenziali - definendole «una farsa e una frode» - e ha chiesto all’Osa di sospendere il Venezuela (oltre a proporre nuove sanzioni). Richiesta appoggiata dal segretario dell’Osa Luis Almagro - che sempre di più si merita la qualifica a suo tempo coniata da Fidel Castro di «ministro delle colonie degli Usa» - e vista di buon occhio dai governi di destra dell’America Latina. Anche il Parlamento europeo la settimana scorsa ha chiesto «la sospensione immediata» delle presidenziali venezuelane.
«SI TRATTA DI UN’INGERENZA intollerabile» ha commentato Tibisay Lucena, presidente del Consiglio nazionale elettorale, domenica scorsa nel corso di una «simulazione» delle elezioni del 20 maggio. È stata presentata la scheda elettorale con i candidati. La foto di Maduro che guida il Frente amplio – il suo partito Psuv e altre nove formazioni che vanno dal Pc venezuelano a un Podemos che strizza l’occhio all’omonimo gruppo spagnolo - vi compare dieci volte. Quattro quella del maggiore avversario, Henri Falcón, avvocato, ex militare ed ex chavista (ha lasciato il Psuv nel 2010), ex governatore dello Stato di Lara, che guida la formazione Avanzada Progresista appoggiata da altri tre gruppi. Una foto ciascuno per gli altri tre candidati: il pastore evangelico Javier Bertucci, l’indipendente Luis Alejandro Ratti e l’ingegnere Reinaldo Quijada, leader di «Unità politica popolare 89».
TUTTI E QUATTRO gli avversari di Maduro promettono un generico «cambiamento» rispetto agli anni di potere chavista. Tutti e quattro vengono accusati dal fronte anti Maduro di essersi «riconvertiti in un’opposizione collaborazionista». Ovvero di avere l’unico scopo di cercare di dare «legittimità» a un processo elettorale che - secondo la Mud, l’opposizione che controlla il Parlamento - è rifiutato dalla maggioranza della popolazione.
OGGETTO DEGLI STRALI è soprattutto Falcón, il candidato «progressista» che propone non lo scontro frontale con Maduro ma un «dialogo nazionale» con il movimento bolivariano per giungere a un «governo di transizione», oltre alla «dollarizzazione» dell’economia per combattere l’inflazione galoppante –secondo dati degli oppositori l’872,2% . Un sondaggio diffuso a Caracas da Datalesis - per quel che può valere in una situazione assai liquida - lo dà in testa con un 41,4% di preferenze contro il 34,3% di Maduro.
Il maggior avversario del governo è però l’apatia, se non il disinteresse di gran parte della popolazione nei confronti delle elezioni –secondo Datalesi l’astensione sarebbe la scelta del 40% dei cittadini. Fatto evidente nelle strade di Caracas, dove si vedono pochi segnali di mobilitazione - cartelli, manifesti, murales. E ancor meno di dibattito politico. I tempi della mobilitazione - anche violenta con le guarimbas - sono un ricordo. La difficoltà della vita quotidiana, con la scarsezza di alimenti e medicine, sono i temi più diffusi nelle reti sociali.
DI FRONTE A QUESTA situazione, l’astensionismo dell’opposizione ha apertamente il sapore di impotenza, più che di linea politica. Ecco perché un eventuale successo di Falcón e la conseguente uscita di scena di Maduro, senza suscitare illusioni, comincia a essere un obiettivo proposto dalla parte moderata dell’opposizione.
Anche a Maduro fa comodo evocare la possibilità di un avverario minaccioso. «Falcón dice che vincerà. Però poi consegnerà il paese ai gringos», ha tuonato il presidente in un discorso pronunciato nello Stato di Vargas.

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