POLITICA

RENZI: «PER IL PD CORRERÀ IL FRATELLO PIERO. LUI NON C’ENTRA»

IL SEGRETARIO DEM OGGI IN TOUR A NAPOLI
MICAELA BONGIITALIA/NAPOLI

Un incontro mattutino all’Unione industriali di Napoli, poi un salto al Vomero e nel primo pomeriggio una visita alla sede del Pd di Giuliano (proprio a Giugliano sono ammassate le ecoballe). Ritorno a Napoli per un comizio al teatro Sannazzaro e per finire una bella «pizzata» in centro.
L’agenda di Matteo Renzi alla data 17 febbraio prevede ormai, più che un tour elettorale, una via crucis. Non a caso, esplosa proprio alla vigilia del suo arrivo l’inchiesta della procura di Napoli che coinvolge uno dei figli del governatore Vincenzo De Luca, Roberto, il leader del Pd si attacca al telefono con i dem campani per cercare di capire meglio la portata della vicenda.
Posto che le indagini sui figli non ricadono sui padri o sui fratelli (Piero De Luca è candidato dem), negli ultimi giorni le difficoltà si sommano a difficoltà. La speranza di Renzi di guadagnare terreno nei confronti dei 5 Stelle dopo il cosiddetto caso «rimborsopoli» potrebbe essere coperta dai rifiuti, ammesso che anche prima avesse qualche fondamento. Gli ultimissimi sondaggi prima del blackout imposto dalla legge non confortano. Ieri Ixè inchiodava il Pd a un drammatico 21,5%. E +Europa di Emma Bonino sale al 3,5%.
Per tutto il pomeriggio sia i 5 Stelle - cun un Roberto Fico tornato protagonista - che Liberi Uguali chiedono a Matteo Renzi di dire qualche parola sul caso De Luca jr e «l’impasto familistico». Verso sera il segretario del Pd viene intervistato da Telenorba e il direttore dell’emittente, Vincenzo Magistà, gli domanda: «Si è pentito di aver candidato il figlio di De Luca?». Certo, il candidato in questione non è Roberto De Luca, ma appunto suo fratello Piero (tra l’altro secondo i sondaggi in vantaggio nell’uninominale camera a Salerno, in una regione dove il Pd vede nero) candidatura per la quale il padre Vincenzo si è impegnato con il suo piglio deciso e Renzi, che sulle altre caselle ha fatto il bello e il cattivo tempo, non si è tirato indietro. Alla domanda del direttore di Telenorma, il segretario dem dunque sbotta: «Piero De Luca in questa vicenda non c’entra niente. Ora non iniziamo anche ad addossare ai fratelli le responsabilità degli altri. Piero De Luca non è indagato e non ha alcuna relazione con questa vicenda» (in effetti è a processo per bancarotta fraudolenta). Naturalmente, prosegue Renzi «vale per tutti gli indagati, per quelli di tutti i partiti, la presunzione d’innocenza. Quindi non è l’avviso di garanzia a decidere chi è colpevole, è la sentenza, ma questa storia qui con il nostro candidato non c’entra niente, non vedo davvero il legame».
Più o meno (in realtà meno) quello che dice Valeria Valente, deputata uscente e candidata dem nel collegio Campania 2: «Io penso che sia un errore candidare i figli o i parenti o gli amici di qualcuno, in quanto tali. Ma credo che se queste persone hanno un proprio background di spessore, continuare ad attaccarli significherebbe fare una discriminazione insensata».
Il segretario dem comunque non intende scoraggiarsi, Oggi a Napoli potrebbe anche andare a far vistita alla redazione di Fanpage, un modo per dimostrare che l’inchiesta non lo preoccupa. Mentre martedì non farà più il faccia a faccia con Matteo Salvini a Porta a Porta. Il leader leghista fa sapere di avere altri impegni. E Renzi scrive su Facebook: «Per noi cambia poco: saremo comunque il primo gruppo parlamentare, il primo partito. Benvenuti nella campagna elettorale italiana del 2018, amici. Noi non abbiamo paura degli altri. Noi non scappiamo. Avanti».

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