In fondo al mare si trovano, tra le voci dei migranti persi in mare, partiture di Stravinskij come il Tango di apertura, insospettabilmente classico e porteno, traditionals pugnaci (Hole Hole Bushi, nell’arrangiamento di Fred Ho), esplorazioni tra pneumologia e geometria non euclidea in tre esercizi zen ai bordi del silenzio (Single Line Drawing) e molto altro ancora.
IL NUOVO DISCO in solo di Marco Colonna è equamente suddiviso tra composizioni proprie ed altrui, approcciate con lirismo e determinazione. Clarinetto, clarinetto basso, sax baritono e flauto sondano i mari della tragedia, della storia, della musica. Le fasi lunari e le lunghe note interrogative di Steve Lacy (Moon ), un Picasso languido e perso in languide nuvole bop (il pezzo di Coleman Hawkins), l’autografa don Quixote, dove con due clarinetti si racconta l’epica surreale e dolente di chi non si arrende all’esistente. La title track è un naufragio minimassimalista semplicemente da brividi: cuore, respiro e visione per dire l’indicibile.