D’inverno, le luci si affievoliscono e all’abbaglio dorato del sole si sostituisce il filamento argentato della luna. E sarà proprio questo colore cangiante, più ombroso e introspettivo, a guidare un percorso natalizio di libri per i lettori più giovani.
Ai nativi digitali non dispiacerà di sicuro leggere un albo di rara e poetica bellezza (anche grafica), come Il campanellino d’argento: il racconto è di Maria Lai, mentre le illustrazioni sono di Gioia Marchegiani e a proporlo è la casa editrice Topipittori. Riprendendo una antica leggenda sarda - quella della capretta magica - racconta di un pastorello che vaga per le montagne alla ricerca del cielo aperto e che assapora l’anarchia del vivere grazie a quel suo mestiere che segue le stagioni della natura. Un giorno, però, la capretta scompare e lui, andando alla sua ricerca, giungerà in una grotta piena di tesori.
ABBACINATO da quel luccicare prezioso, prenderà con sé solo un campanellino d’argento per metterlo al collo dell’animale. Presto se ne pentirà: è libero come il vento, ma non ha il potere dei soldi, avrebbe fatto meglio ad approfittare di quel mucchio di beni. Cercherà di convincere la sua capra a riportarlo nel luogo fatato, ma la bestiola spaventata dalle sue insistenze scapperà via. Alla fine, però, nella sua solitudine, imparerà la musica e suonerà per farsi compagnia, sotto il cielo terso o rannuvolato.
La fine della storia (con happy end) è una invenzione di Maria Lai, la grande artista morta nel 2013 che rintracciava le janas (fate della tradizione sarda) nelle grotte e cuciva libri intessuti di fili che disegnavano favole.
D’argento sono anche i famosi pattini dei fratelli Hans e Gretel Brinker, usciti dalla penna della scrittrice americana Mary Mapes Dodge (1831 - 1905). È un grande classico Hans Brinker o i pattini d’argento, che uscì nel 1865 e torna in un’edizione nuova per Piemme nella collana Il Battello a Vapore. Vi si narra la storia di fratello e sorella che sperano, vincendo una gara di pattinaggio e assicurandosi così il ricco premio, di risollevare dalla miseria la loro famiglia, dato che il padre, in seguito a un incidente sul lavoro, aveva perso la memoria e la facoltà di guadagnare e versava nell’indigenza da ormai dieci anni. Il problema è procurarsi i benedetti pattini d’argento con cui filare via veloci sul ghiaccio (il paesaggio è quello olandese), cosa che ovviamente riusciranno a fare.
L’AUTRICE, il cui nome resta legato a questo romanzo long-seller, in realtà divenne un’editrice importante nell’America di fine ’800 e sul San Nicholas Magazine - una rivista per bambini che prese a dirigere portandola al successo - fu lei a pubblicare i racconti di Twain, May Ascott e anche Stevenson.
Classicissimo ma quest’anno riattualizzato dall’uscita il 21 dicembre di un film sugli schermi è anche Canto di Natale di Charles Dickens, che le case editrici non mancano mai di ripubblicare in vista delle feste. Lo fa Piemme, indirizzandolo ai lettori più piccoli, e lo fa Bompiani che invece ha deciso di inframmezzare la lettura del testo e della «redenzione» dell’egoista Scrooge con parti del manoscritto originale dell’autore, conservato alla Morgan Library di New York (dove fino al 14 gennaio 2018 sarà in mostra). Nella prefazione, affidata allo scrittore irlandese Colm Tóibín, viene evidenziato come quel racconto del 1843 sia anche un grande affresco sulla Londra affumicata del XIX secolo. Pare che Dickens immaginasse nella propria testa Canto di Natale mentre camminava per le «nere strade di Londra, per quindici o venti miglia ogni volta, molte notti in cui tutta la gente assennata era andata a dormire».
LE IMMAGINI che gli venivano in mente - afferma Tóibín «erano di spiriti e fantasmi, aspetti di una città di sogno in cui nulla rimaneva stabile». Il film di Bharat Nalluri Dickens, l’uomo che inventò il Natale (Scrooge è Christopher Plummer) è un adattamento dal romanzo di Les Standiford del 2008, che si concentra sul periodo di crisi creativa dello scrittore, sui rifiuti di pubblicazione e il tentativo di riscatto con questo romanzo breve dalle atmosfere gotiche. La fortuna evergreen di Dickens è testimoniata, infine, dalla serie tv che è in corso di realizzazione presso la Bbc, prendendo spunto dai suoi romanzi e avvalendosi della collaborazione di Tom Hardy, Ridley Scott e Steven Knight. In onda, a inaugurare la stagione nel 2019, sarà proprio Canto di Natale.
Il binomio cinema-letteratura riguarda anche un celeberrimo orsetto e la sua combriccola. Mondadori Electa Kids propone Winnie The Pooh. Quando eravamo davvero giovani di A. A. Milne (uscito in Inghilterra nel 1924), con le illustrazioni originali di E. H. Sherpard. È il volume che raccoglie le 99 poesie scritte per il figlio: la storia dell’orsetto cominciò nel ’23 sulla rivista The Punch e presto si tramutò in una maledizione per lo scrittore, inchiodandolo a quel personaggio. E nelle sale, il 3 gennaio 2018 uscirà Vi presento Christopher Robin di Simon Curtis (Christopher è il figlio di Milne, diventato un bambino di finzione).
CON UN’ATTENZIONE particolare ai disegni e quindi all’identità mutevole del burattino di Collodi riappare sugli scaffali natalizi anche l’eterno Le avventure di Pinocchio (per Electa), in una pregiata riedizione dell’opera illustrata in bianco e nero da Alberto Longoni, pubblicata da Vallardi nel 1963, ormai introvabile sul mercato. A completare il volume c’è la prefazione firmata da Dino Buzzati.
Sul versante fiabesco, naturalmente, non possono mancare alcune reinterpretazioni di Andersen. Quest’anno primeggiano Pollicina e il Brutto anatroccolo. La storia della bambina minuscola e delle sue peripezie è riadattata da Elena Ceccato per Carthusia. Il Brutto anattroccolo, invece, ha trovato una nuova veste editoriale nella collana «Pesci parlanti» di Uovonero, con le illustrazioni di Arianna Papini. La particolarità di questo albo è nell’utilizzo dei simboli PCS, una modalità di comunicazione aumentata per chi ha difficoltà di lettura.
Direttamente pescando nella migliore tradizione delle fiabe russe, arriva il libro Come è andata veramente tra Mascia e Orso, con le storie tradotte e raccontate dallo scrittore Paolo Nori e i disegni di Tim Kostin (per Gallucci). Una raccolta di favole allegre, scrive Nori nell’introduzione, che hanno la caratteristica di non essere state scritte da nessuno, poiché sono patrimonio collettivo e appartengono alla narrazione orale di un popolo. Ritroviamo così Il pesciolino d’oro, La principessa ranocchi, Baba Jaga gamba d’osso, ma soprattutto si potrà sapere come si sono svolti i fatti tra Masha e l’orso, prima delle tante rivisitazioni sdolcinate.