EUROPA

«Tusk si allinea con i Paesi che violano il diritto Ue»

ELLY SCHLEIN (POSSIBILE)
CARLO LANIAeuropa/Bruxelles

«C’è tanta ipocrisia nella lettera scritta dal presidente Tusk ai leader europei, perché da una parte afferma che nessun Paese può essere lasciato solo e dall’altra propone che vengano lasciati i Paesi che si trovano alle frontiere calde dell’Unione europea e che finora hanno gestito da soli l’accoglienza dei migranti». L’europarlamentare di Possibile Elly Schlein è stata relatrice della riforma di Dublino per il gruppo dei Socialisti e Democratici.
L'immigrazione continua a dividere l'Unione europea
Continua a dividerla per le ragioni sbagliate. I numeri indicano che non siamo di fronte a un'invasione: nel 2016 abbiamo avuto 1 milione 200 mila richieste di asilo in tutta l'Unione europea, stiamo parlando dello 0,25% della popolazione del continente. Sono numeri che possono essere gestiti e che possono portare anche benefici alle popolazioni locali. Quello in corso tra i governi europei è un dibattito di pancia, di reciproco posizionamento, ma non c'è nessuna ragione per assistere ancora a questi scontri sulla condivisione delle responsabilità.
La lettera del presidente del Consiglio Ue di Tusk dimostra però quanto sia ancora difficile raggiungere un accordo sulla redistribuzione dei profughi.
Certo ma i paesi che si oppongono, come Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, avrebbero dovuto pensarci prima di sottoscrivere dei Trattati che già chiedevano solidarietà e condivisione delle responsabilità sul tema dell'asilo. E’ inaccettabile che il presidente del Consiglio assuma le posizioni che ha assunto con la sua nota chiedendo addirittura che si decida all'unanimità e allineandosi alle posizioni di chi sta violando il diritto dell'Unione. E ignorando al posizione espressa a larghissima maggioranza dal parlamento europeo quando, non più tardi di un mese fa, ha chiesto una svolta radicale delle politiche di asilo e in particolare del regolamento Dublino cancellando il criterio di Paese di primo accesso e sostituendolo con un meccanismo permanente e automatico di ricollocamento al quale nessuno Stato membri può sottrarsi, pena conseguenze sui fondi strutturali. Perché quello che devono capire i paesi Visegrad è che non si possono condividere solo i benefici ma anche le responsabilità, altrimenti è un atteggiamento infantile e vergognoso.
L'uscita di Tusk non rientra però nel normale dibattito politico. Perché secondo lei l'ha fatto?
Potrebbe essere semplicemente uno scivolone, ma è grave perché non si capisce chi rappresenta. Il suo è stato un intervento inaccettabile in cui per altro prende le parti di Stati che in questo momento sono sotto il giudizio della Corte di giustizia europea proprio perché non hanno rispettato le decisioni prese nel settembre 2015 in termini di ricollocamento e reinsediamento.
Il presidente Tajani ha detto di difendere la decisione presa su Dublino dal parlamento.
Certamente. Il parlamento ha presentato un pacchetto completo e al Consiglio basterebbe semplicemente cominciare ad assumere quelle proposte.
Anche la Commissione europea però sembra aver fatto un passo indietro proponendo un doppio binario per Dublino, uno per gestire le emergenze e un altro per le situazioni normali.
Trovo sbagliata questa apertura verso soluzioni che circolano nei documenti del Consiglio sin dalla presidenza slovacca. La Commissione dovrebbe farsi forte del fatto che il parlamento ha fatto sua una proposta di riforma ambiziosa che va nella direzione di una piena centralizzazione del sistema d'asilo a livello europeo. Questo dovrebbe fare la Commissione anziché strizzare l'occhio alle fantasiose proposte del Consiglio che in questo momento sono per lo più volte a esternalizzare le nostre frontiere spostandole a Sud.
A proposito di questo arrivano le accuse di Amnesty international contro Italia e Unione europea.
Quello offerto da Amnesty è un quadro agghiacciante. Bisogna fermare subito il supporto alla Libia e stabilire garanzie per il rispetto dei diritti umani in quel Paese, oltre che aprire immediatamente corridoi umanitari, vie legali e sicure per l'accesso come unico modo efficace contrastare i trafficanti di esseri umani. Il rapporto di Amnesty conferma ciò che denunciamo da tempo con interrogazioni parlamentari sia a livello europeo che nazionale. Ricordiamo che tutti questi accordi avvengono a livello intergovernativo senza passare mai dal democratico scrutinio del parlamento europeo. E' stato così per l'accordo con la Turchia ed è stato così con la Libia.

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