CULTURA

Personaggi borderline che hanno dimenticato un’esistenza borghese

Simone Buchholz sarà ospite alla fiera «Più libri più liberi», che apre oggi, con il suo noir «La notte del coccodrillo»
GUIDO CALDIRONITALIA/ROMA

I suoi romanzi sono uno spaccato della vita di Sankt Pauli, quartiere alternativo, multietnico e malfamato di Amburgo, dove una sorprendente magistrata, Chas Riley, indaga su crimini e omicidi ma anche su malefatte meno visibili che la società tedesca cela in sé. 45 anni, un passato da giornalista, Simone Buchholz ha scelto di utilizzare i codici del romanzo poliziesco per guardare senza retorica né sensazionalismo alla realtà del paese. I suoi personaggi, spesso dei borderline rispetto ad una stabile esistenza borghese, a cominciare dal procuratore Riley, sarcastica e anticonformista, parlano il linguaggio della strada, bevono, fanno sesso e non dimenticano mai una partita della squadra di calcio locale.
Giunta al settimo capitolo in Germania, la serie di Buchholz è in corso di pubblicazione nel nostro paese da Emons che dopo Revolver propone ora La notte del coccodrillo (pp. 200, euro 14), un’indagine sulla diffusione nelle città tedesche di una nuova potente droga proveniente dalla Russia. Il romanzo sarà presentato dall’autrice e dalla giornalista Maike Albath sabato 9 dicembre alle 16.30 a Roma alla fiera Più libri più liberi, che si terrà da oggi nella Nuvola di Fuksas.
Il personaggio principale dei suoi romanzi sembra essere Amburgo e in particolare il quartiere di Sankt Pauli: cosa rappresentano per lei?
Sono cresciuta nella parte meridionale della Germania, ma quando ho dovuto scegliere un posto dove vivere non ho avuto dubbi, era Amburgo. Amo il cielo nuvoloso e ventoso di questa città, ma soprattutto la mentalità aperta e il senso di libertà che le viene dall’essere un grande porto: sulle banchine l’80% dell’acqua è acqua, il resto è alcol. E a Sankt Pauli tutto ciò è la regola: si può essere diversi, non ci si deve adattare a niente per stare bene. Mi immagino il quartiere come una creatura colorata con lentiggini sul volto e gabbiani in testa. È un posto che offre rifugio a ogni spirito libero. Forse per questo, oltre a me, anche Chas Riley, sente che questo quartiere è casa sua.
A suo giudizio ha senso affermare che il noir indaga la società tedesca?
Dipende dal tipo di romanzo. Ci sono storie che vogliono solo intrattenere i lettori, altre che puntano sulla violenza efferata. Per quanto mi riguarda, faccio in modo che questa indagine sia parte dei miei libri. Specie quello che «il sistema» combina alle persone. Diciamo che voglio accendere le luci negli angoli oscuri, nelle parti più buie della nostra vita collettiva. Per questo parto sempre da ciò che vedo intorno a me ogni giorno.
L’ambiente di Riley, tra amici italiani, turchi, portoghesi, non potrebbe essere più lontano dalla Germania chiusa su se stessa che recentemente ha votato per l’estrema destra. Come valuta ciò che sta accadendo?
Per quanto preoccupante, la crescita dell’estrema destra è ancora un fatto marginale, L’Alternative für Deutschland ha raccolto il 12,6% dei consensi, ma il 40% dei tedeschi ha votato per la sinistra e il resto per il centro. Credo non si dovrebbe dare troppo peso a costoro, perché altrimenti succede ciò che capita sempre se offri spazio ai fascisti: prima o poi lo usano! Vanno fronteggiati con forza, senza cedimenti, ma senza stare a commentare ogni loro stupidaggine. Quanto ai personaggi dei miei libri, con tutta la loro diversità, incarnano la Germania in cui vivo, quella che ha imparato dalla propria storia terribile a vivere insieme.
Lei viene dal giornalismo, ha lavorato anche per delle riviste femminili, cosa pensa del fatto che tra i leader dell’Afd vi siano diverse donne?
Intanto penso che i tre leader femminili dell’estrema destra - Alice Weidel (candidata alla Cancelleria), Beatrix von Storch (eurodeputata e esponente del fondamentalismo evangelico) e Frauke Petry (già leader dell’Afd) - siano prima di tutto delle opportuniste e che non rappresentino affatto le donne tedesche. E gli elettori di quel partito, per lo più uomini, non lo hanno certo votato per la presenza di queste figure, ma piuttosto nonostante ciò. Per capire come stanno le cose basta guardare ai deputati che la destra ha portato in parlamento: solo il 10% di loro sono donne, il resto sono uomini. Come chi li ha votati. Uomini bianchi intorno ai 40 anni che hanno paura di perdere il loro potere e la loro influenza. Al momento sono loro la più grande minaccia per le nostre società. Non solo in Germania e in Europa, ma in tutto il mondo.
Nei suoi libri, i criminali, tedeschi o stranieri che siano, hanno contatti con funzionari e potenti corrotti. Il crimine è sempre legato al potere?
Non necessariamente. Ma è questo aspetto che mi interessa di più: il crimine come violenza strutturale. E da questo punto di vista, è sempre legato al potere e a un senso disumano di iniquità.
«La notte del coccodrillo» narra come una nuova droga dilaghi inizialmente nei centri della ex Ddr. Città come Lipsia e Dresda offrono uno scenario più stimolante delle metropoli dell’Ovest per il noir?
In realtà sempre meno. Soprattutto grazie ai giovani che si muovono per tutto il paese, le cose sono cambiate velocemente dopo la riunificazione. Al di là delle differenze che esistono nelle strutture tipiche di queste città, è nel modo di pensare, specie dei più anziani, che la distanza tra le due parti della Germania si può scorgere ancora. Per coloro che sono cresciuti ad Est, il concetto di democrazia è ancora una novità. Talvolta si sentono dimenticati o spaesati, non trovano più la guida forte cui erano abituati ai tempi del vecchio regime.

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