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Il Colle blinda Minniti. Ma sul codice Ong è scontro nel governo

PRONTO SOCCORSO
CARLO LANIAitalia/LIBIA

Sono quasi le otto di sera quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella decide di intervenire per scongiurare che le liti tra i vari ministri sulle Ong impegnate nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo si trasformino in una possibile crisi di governo. Con una nota tanto inusuale quanto decisa, il Quirinale si schiera quindi al fianco del ministro degli Interni Marco Minniti esprimendo «grande apprezzamento per l’impegno dimostrato nelle ultime settimane dal titolare del Viminale sul fenomeno migratorio, giudizio che il Colle estende anche al Codice per le Ong condiviso, si ricorda nella nota, dalla maggioranza del parlamento. Poco dopo, a ulteriore blindatura di Minniti, anche Palazzo Chigi ricorda come i risultati che si stanno ottenendo nel contenimento dei flussi dei migranti siano il prodotto del lavoro svolto «in particolare dal Viminale». Le due prese di posizione sono l’atto finale di una giornata convulsa in cui per qualche ora quella di una crisi di governo non è stata solo una possibilità. Una giornata in cui Minniti si è sentito quasi messo all’angolo dalle critiche piovutegli addosso da importanti esponenti del governo alle quali con il passare delle ore si aggiunta anche una netta presa di posizione a favore da parte del Vaticano a favore delle Ong. Al punto che a fine mattinata Minniti decide di non partecipare al previsto consiglio dei ministri fissato per il pomeriggio segnando in questo modo, come spiegano al Viminale, «una presa di distanze pesante» rispetto alle posizioni espresse da alcuni colleghi. «Vediamo adesso cosa faranno» si è sfogato il ministro con i suoi collaboratori. Se non proprio una minaccia di dimissioni, quasi. Numerose le critiche espresse alla linea scelta non solo dal Viminale ma più in generale dal governo per arginare gli sbarchi di migranti. Il primo a esprimere pesanti dubbi è stato domenica il viceministro degli Esteri Mario Giro, che in un’intervista ha duramente criticato la decisione di riportare i migranti in Libia e spiegato come «far rientrare quelle persone significhi condannarle all’inferno». Posizione condivisa - sebbene non espressa pubblicamente - anche dal viceministro all’Agricoltura Andrea Olivero, mentre dal titolare della Giustizia Andrea Orlando è arrivato l’invito a usare maggiore prudenza nei confronti delle Ong. «Dobbiamo disciplinare il settore senza correre il rischio di una criminalizzazione indiscriminata», spiega. Ma a far infuriare Minniti sarebbe stato soprattutto il comportamento di Graziano Delrio. Il ministro dei Trasporti non ha mai fatto mistero di non voler chiudere i porti alle navi delle Ong - cosa per altro vietata dal diritto internazionale - e di privilegiare i salvataggi. E proprio dai Trasporti dipende la Guardia costiera che coordina i soccorsi di fronte alle acque libiche. Guardia costiera che, secondo il Viminale, non si atterrebbe come dovrebbe alle linea guida dettate dal Codice. La prova sarebbe stato il permesso accordato due giorni fa alla nave Prudence di Medici senza frontiere, Ong che non ha sottoscritto le nuove regole, per il trasbordo dei migranti salvati sulle proprie motovedette. Un fuoco di fila che il premier Paolo Gentiloni ha cercato in tutti i modi di far cessare. Prima richiamando all’ordine Giro: «Così rischi di rovinare tutto», gli avrebbe detto in una telefonata domenica pomeriggio. «Rovinare cosa? Non si può far finta che quelle persone finiscono in carcere», è stata la risposta del viceministro. Poi sperando di risolvere il conflitto in sede di consiglio dei ministri. Dove però l’assenza di Minniti gli avrebbe fato capire che la crisi si stava aggravando pericolosamente. Da qui la decisione di chiedere l’intervento del Quirinale e di blindare il ministro degli Interni. E sostegno a Minniti arriva anche dal Nazareno a ulteriore dimostrazione di come il Pd, e Renzi in particolare, sia d’accordo con la linea dura imposta dal Viminale. Intanto anche per le Ong che hanno firmato il Codice continuare a fare il proprio lavoro resta complicato. Ieri la spagnola Proactiva open arms ha denunciato che la Guardia costiera libica ha avvicinato e poi sparato contro la nave «Open Arms» che si trovava a 13 miglia dalla costa, quindi fuori dalle acque territoriali libiche. I miliari avrebbero anche minacciato di uccidere l’equipaggio se non si fosse allontanato subito. Un’altra nave della stessa Ong, la «Porto Azzurro», è invece ferma da domenica notte fuori dalle acque maltesi per il rifiuto della Valletta di far sbarcare tre migranti di origine libica tratti in salvo a 100 miglia dalla Libia.

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