SOCIETÀ

«Stop alle leggi carcerogene»

INTERVISTA - Sull'immigrazione: «Finalmente si supera l'idea dello straniero come forza lavoro»
LANIA CARLO,

Senatore Luigi Manconi, il primo stop al suo disegno di legge sulla depenalizzazione della marijuana arriva proprio da Renzi. Se lo aspettava? «Se ricordo bene, Renzi si è detto contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere. Ma io penso che la liberalizzazione sia esattamente il regime oggi in vigore in Italia, ovvero la possibilità di acquistare sostanze stupefacenti a qualunque ora del giorno e della notte, in qualunque via o piazza d'Italia da una moltitudine di esercizi commerciali illegali: spacciatori, cioè. Contro questo regime io opero per arrivare a un sistema che sia invece di legalizzazione, che significa regolamentazione della produzione, del commercio e del consumo delle sostanze stupefacenti a partire dai derivati della canapa indiana. Questo significa sottoporre hashish e marijuana a un sistema di tassazione e controllo, regole e limiti. E considerato il quadro normativo e i rapporti di forza politici possiamo parlare di una prospettiva, non certo di una scadenza a breve termine. Di conseguenza, il mio disegno di legge sceglie di intervenire sulla Fini-Giovanardi per abrogare le norme illiberali e carcerogene di quella normativa».
La sua proposta ha trovato consensi in ambienti inaspettati, dalla Lega a Giuliano Ferrara sul Foglio.

Non mi sorprende. Posso raccontarle un episodio singolare?

Prego
Nel 1999 ero senatore dei Verdi. In quell'anno, lo stesso giorno il manifesto e il Sole24ore pubblicarono un testo per la legalizzazione delle sostanze stupefacenti con una doppia firma: in rigoroso ordine alfabetico Luigi Manconi e un convintissimo Marcello Pera. In quel tempo in Italia, grazie al coordinamento radicale antiproibizionista e al lavoro di persone come Giancarlo Arnao, Marco Taradash, Franco Corleone e, grazie al cielo, molti altri, raccogliemmo un numero sterminato di adesioni, anche tra molti funzionari di polizia. Cosa che in altri paesi era avvenuto da tempo. Negli Usa molti di coloro che avevano partecipato con ruoli particolarmente attivi alla guerra contro la droga già all'epoca ne denunciavano il fallimento e già all'epoca caldeggiavano soluzioni alternative. E fu allora che anche in Italia cominciarono a diffondersi le politiche di riduzione del danno che rappresentarono un'autentica, anche se assai faticosa, svolta.

Nonostante questo ci sono voluti trent'anni per sancire il fallimento del proibizionismo.
Un fallimento sancito ora a livello mondiale, ma che certo è di lunga data. La commissione internazionale presieduta da Kofi Annan ha fatto affermazioni decisamente lucide e inequivocabili. Prima dichiarando l'insuccesso totale delle politiche proibizioniste e poi incoraggiando le strategie di regolamentazione e legalizzazione, in particolare per la cannabis. Nascono da qui l'esperienza dell'Uruguay, ma anche la decisione del Colorado di legalizzare l'uso ricreativo della marijuana e la diffusione in molti paesi di norme in materia di cannabis terapeutica.

A proposito di questo: lunedì lei presenterà un ddl per l'uso terapeutico della cannabis. Di che si tratta?
Parto da un dato medico: i derivati della canapa, ovviamente, non servono per guarire dalle malattie, ma intervengono positivamente su alcuni effetti collaterali di certe patologie o di terapie particolarmente invasive. Per dirne una: la patologia della quale io sono affetto può avere benefici dall'uso della marijuana al fine di ridurre la pressione endoculare. Da questo punto di vista, la mia personale morigeratezza, non mi ha aiutato. Ma anche alcuni effetti collaterali della chemioterapia o di malattie come la Sla sono affrontati positivamente da farmaci a base di cannabinoidi.

Parliamo di immigrazione. Finalmente un segretario del Pd che non ha paura di parlarne in termini che non siano solo repressivi.
Vero. Ma ricordo anche che Pierluigi Bersani, e non è un omaggio in ragione della sua condizione attuale, condusse la campagna elettorale indicando come obiettivo essenziale la questione della cittadinanza. Quindi, c'è una significativa continuità corrispondente a un'opinione condivisa, anche se sono il primo a sapere che non è maggioritaria nel Paese e, temo, neanche nel centrosinistra.

La convincono le proposte di Renzi?
Sono ovviamente d'accordissimo con l'abolizione del reato di clandestinità e penso che i tempi di detenzione nei Cie debbano essere portati ai 30 giorni originari della Turco-Napolitano. I Cie hanno fallito e sembrano destinati comunque a esaurirsi, tanto più se funzionerà la norma che prevede l'identificazione in carcere di coloro che vanno espulsi al termine della pena. Sono favorevole anche all'apertura di uffici di collocamento nelle ambasciate, punto questo che può essere legato a un passaggio cruciale che, a mio avviso, costituisce la più efficace riforma della Bossi-Fini, ovvero la concessione del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro. Questo avrebbe un importante effetto anche sul piano culturale e simbolico perché potrebbe contribuire a superare l'attuale riduzione della figura dello straniero alla mera funzione di forza-lavoro.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it