CULTURA

La legittimazione profana del perdono

SCHEDE - Dalla confraternite cristiane alle reazioni delle chiese riformate alla morte di Osama Bin Laden
PACIONI MARCO

Delitto e perdono. La pena di morte nell'orizzonte dell'Europa cristiana XIV-XVIII secolo di Adriano Prosperiprende le mosse da una questione generale. Come in una società caratterizzata dal cristianesimo che impone di non uccidere sia possibile l'accettazione della pena capitale, la sua giustificazione teologica e politica che ha portato le esecuzioni e la tortura negli spazi pubblici a farsi rito e spettacolo. È sul patibolo che vendetta e misericordia cristiana si incontrano e si innestano. Nella ricostruzione di Prosperi, momento cruciale che pone le basidell'istituzionalizzazione del dispositivo che perdona e condanna a morte è quello che si consuma nella prima metà del XIII secolo nel contesto della crociata antiereticale contro gli Albigesi condotta dal re di Francia e benedetta da papa Alessandro IV. Ve ne è chiara traccia in una sua lettera entrata nel libro VI delle Decretali, nella quale si spiega che la condanna terrena può stare insieme al perdono spirituale. È la giustificazionedella «divaricazione fra corpo e anima, tra la cittadinanza nell'impero terreno transuente e quella nel regno divino dei cieli» che aveva avuto i suoi precedenti giuridici nel Codice Teodosiano del 438, quelli teologici nell'Epistola ai Romani di san Paolo e nel ripensamento di sant'Agostino circa l'uso del terrore e della violenza della legge nell'Epistola a Vincenzo donatista. È l'affermazione di un'amministrazione doppia della giustizia. Il reo può forse andare in Paradiso se si pente ed è disposto a perdonare anche se accusato ingiustamente, ma non può rimanere vivo sulla terra a meno che non intervenga un evento eccezionale: il miracolo della grazia.
Delitto e perdono, corpo e anima. La separazione netta della seconda rende disponibile il corpo a una ritualità di cui beneficia lo stato e per riflesso la chiesa. Ed è sul corpo ancora vivo eventualmente torturato e sul corpo appena morto del condannato che le confraternite di giustizia operano per ottenere il beneficio spirituale del reo.Intanto,l'incubo del ritorno dei morti giustiziati - avrà lunga tradizione letteraria e artistica - inizia a popolare i sogni dell'Europa decimata dalla peste nera e dalla guerra dei cent'anni. L'incubo è il ritorno di un rimosso: quello dell'idea del persistente legame tra corpo e anima che nemmeno il taglio del boia e lo strazio dei cadaveri esorcizza per sempre. Legame che del resto ha anche nel cristianesimo una dimensione dottrinale con la credenza nella resurrezione della carne.
Nel teatro dell'esecuzione va in scena l'anima, ma il «protagonista effettivo»è il corpo. E tale rimane anche dopo l'esecuzione. Prima come corpo morto vivente, poi semplicemente come corpo cui deve essere data sepoltura nel «campo santo» oppure, se non vi è stato pentimento e perdono, il corpo viene gettato, lasciato al ludibrio. La regìa di quanto segue la condanna a morte è operata dalle confraternite della buona morte: le protagoniste del libro di Prosperi.
La loro storia si inoltra nella prima metà del XIV secolo e ha origine nelle città dell'Italia centro settentrionale e poi, lungo il corso del XV e XVI secolo, si diffonde ovunque nella penisola. Anche per questo, il libro di Prosperi è una storia d'Italia prima dell'Italia unita. Una storia che passa attraverso le pratiche della buona morte, il diffondersi delle confraternite, dei «tribunali della coscienza» dell'Inquisizione Romana. Il potere di graziare i condannati concesso dal papa alle confraternite di giustizia anche fuori dalla giurisdizione dello stato pontificio rafforza la dimensione tutta religiosa italiana non solo delle compagnie,ma anche di un potere, qual è quello della grazia, eccezionale, assoluto e dunque legato alla sovranità. In Italia questo potere è nelle mani dell'istituzione religiosa. Nelle monarchie che si vanno consolidando in Europa, come ad esempio in Francia, la grazia è invece concessa dal potere politico e serve a manifestare la sovranità assoluta della maestà regale. E non è un caso, sottolinea Prosperi, che proprio in questo periodo riemerga il «delitto di lesa maestà».
Durante la riforma protestante e la risposta cattolica,l'originaria apertura sociale delle compagnie (anche le donne erano ammesse e la gerarchia del censo era meno selettiva) si ristringe, si specializza, si burocratizza, produce una documentazione ufficiale che offre una quantità e qualità di dati dei quali il libro di Prosperi costituisce un'insostituibile mappa per orientarsi. Anche il controllo sulle confraternite esercitato dal clero e dagli ordini religiosi si fa più stringente. Ai francescani e domenicani si affiancano, fino a diventarne le nuove guide spirituali, i gesuiti. E loro sono i maggiori autori di libri che servono a formare i confortatori.
La separazione fra anima e corpo avviene nella così detta «funzione»: nelle pratiche d'aiuto esercitate dai confratelli designati all'ufficio. Determinante è ottenere la conversione che, per il poco tempo che separa il reo dall'esecuzione, si riducead un pentimento che non ha tempo di espletarsi e che anche per questo è teatralizzato nei pochi atti che rimangono da compiere al condannato.
L'enfasi sulle lacrime purificatorie, sull'atteggiamento pio, sulla contrizione, sulla fissità con la quale il condannato guarda la tavoletta con l'immagine del crocifisso lungo il percorso al patibolo senza farsi distrarre da chi è venuto a vedere, le sue ultime parole di perdono diventano tutti atti rituali di un corpo disciplinato, obbediente, rassegnato. Cruciale è il momento del sacramento della confessione, vero e proprio dispositivo che ufficializza la conversione. Confessione eccezionale, perché fatta in articulo mortis, in condizioni di emergenza. Ma dopo la sentenza di giustizia niente è più ordinario. Ogni secondo può essere decisivo per la salvezza o la dannazione del reo che può ulteriormente confessarsi attraverso gli «scarichi di coscienza» che iconfortatori possono riferireall'autorità giudiziaria.E anche qui, fino all'ultimo momento, la separazione di corpo e anima si ricompone in un accordo di spartizione e reciproca legittimazione fra potere politico e religioso.

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