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La ministra c'è o ci fa?

IN-CIVILE
LUCCA DARIA,

Poco prima di Natale, ci siamo lasciati con la notizia che il governo avrebbe (il condizionale è obbligatissimo) messo a punto magnifiche e progressive soluzioni per la giustizia civile con un disegno di legge delega presentato dalla ministra Cancellieri. Allora, il progetto era stato bocciato da una parte degli avvocati (Oua), adesso possiamo tranquillamente dire che è stato preso a calci da tutta l'avvocatura, come si può vedere scorrendo i comunicati pubblicati da altalex.com.
Ma la notizia è un'altra.
Protestando il proprio «radicale dissenso» per il contenuto del ddl, il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, ha fatto notare che la decisione era «estemporanea e scollegata da una visione d'insieme» e, oltretutto, intempestiva per essere stata proposta senza aspettare le conclusioni della commissione di studio nominata lo scorso giugno dalla stessa ministra.
In realtà, c'è di più e di peggio: il presidente della commissione di studio aveva già portato a conoscenza di Cancellieri le conclusioni del lavoro collettivo, che erano peraltro di parecchio diverse dalle proposte approvate dal governo. Perciò la domanda è: la ministra c'è o ci fa?
Qualche dettaglio aiuterà a capire. Lo scorso 28 giugno, un decreto ministeriale insediava un gruppo di studio «in tema di processo civile e mediazione» che doveva in tempi brevi sottoporre al guardasigilli le criticità e le ipotesi di soluzione. Il gruppo era presieduto da Romano Vaccarella, già legale di Fininvest, già giudice costituzionale già relatore di una precedente proposta di riforma (nel 2003). Pensate di Vaccarella ciò che volete, ma resta il fatto che se lo si mette a presiedere un gruppo di studio, poi si dovrebbe aspettarne le conclusioni. Che, fra l'altro, sono arrivate con una tempistica eccezionale.
Infatti, lo scorso 3 dicembre, Vaccarella ha preso carta e penna inviando a Madame Cancellieri le conclusioni di una commissione composta da magistrati, docenti, avvocati e funzionari di Via Arenula. Come lo sappiamo noi? Semplice: potete trovare voi stessi la missiva all'indirizzo web http://www.paolonesta.it/attachments/article/3749/+++Lavori%20Commissione%20Vaccarella-%20Relazione%20e%20articolato-Judicium.it.pdf.
Ora, la domanda precedente diventa: se le abbiamo trovate noi, le proposte di Vaccarella, possibile che la ministra non le abbia ricevute? A leggere il ddl licenziato dal governo il 17 dicembre, e cioè due settimane esatte dopo l'invio citato, si direbbe che non le abbia non solo esaminate ma neanche scorse in velocità. Perché i due testi sono totalmente difformi. Nel senso che, di tutte le iniziative stabilite dal governo, soltanto un paio sembrano coincidere con quelle della commissione. E non si tratta di quelle più importanti. Tanto per dirne una, in premessa il professore Vaccarella si permette di segnalare alla guardasigilli che il cosiddetto rito Fornero sta causando gravissimi problemi e che, «in difetto di urgentissimi quanto radicali interventi, l'abrogazione totale di tale 'rito', con la sola conservazione di una corsia privilegiata per la sollecita trattazione di queste cause, è di gran lunga preferibile». Parere condiviso dalla commissione all'unanimità, ma neanche lontanamente citato dal ddl governativo.
Resta a questo punto da chiedersi chi decida davvero i testi, le norme, le leggi tutte da portare all'attenzione del parlamento. Negli ambienti che contano si sussurra che lo scollamento attuale fra il ministero e gli operatori del settore (giudici e avvocati) sia arrivato a un livello non più sopportabile. Evidentemente, di santi in paradiso questa ministra ne ha davvero tanti. Però non sono i santi a fare funzionare i tribunali.

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