VISIONI

Sogno disneyano per Strauss

VIENNA - Nella Musikverein della capitale austriaca il tradizionale evento di capodanno
RANALDI MARCO,

In un tempo sospeso, memoria di fasti asburgichi e di splendori reali, l'antro magico della musica romantica, trovò nell'ispirazione della famiglia Strauss, quell'eco romantico, drammatico e triste che condusse per mano il passaggio di un'epoca e che ancora oggi è sinonimo involontario di allegria e di spensieratezza. Quasi come dal nulla e da tutta una cultura popolare di balli campestri, il signor Johan Strauss, assieme a Joshep Lanner, inventò un linguaggio che rimarrà unico nella storia della musica, impropriamente detto valzer ma che è molto di più.
Dalla follia di quel signore, l'eredità passò nelle mani del figlio Johann e di un numero grande di fratelli che celebrarono le memorie di un popolo difficile, nobile e anche molto umano. Dalla loro morte in poi, le loro musiche invasero il mondo, unendo la delicatezza del movimento alla brillantezza delle melodie, vergate spesso di una nota dolente, sindrome romantica della profondità dell'animo straussiano. Però solo dal lontano 1939, la memoria asburgica rivive come in un capolavoro disneyano nella fastosa Musikverein di Vienna per il tradizionale Das Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker che è uno dei pochi eventi mondiali a non soffrire delle crisi recessive economiche. Eppure un concerto di tale portata, nato per celebrare la viennesità a dispetto dell'unificato stato germanico, ancora oggi ha il potere di incantare e di rimarginare antiche ferite delle storie delle genti. Dalla morte del mitico Boskovsky si sono alternati sul podio dei Wiener un numero di grandi direttori e lo scettro ambito passò per Maazel ma soprattutto per le mani di Karajan, già anziano ma forte di quello spirito che solo un forte direttore sa trarre dai canti sinfonici degli Strauss.
Quest'anno, sul ritorno della strada di Efeso, si è fermato sul podio dei Wiener il direttore più acclamato dell'ultimo decennio Daniel Barenboim, argentino che non ha mai disdegnato di disegnare un progresso sonoro utilizzando le radici del sinfonismo romantico in molte sue sfaccettature. Barenboim ha diretto Moonlight Music dall'opera Capriccio; è toccato poi ai compositori viennesi Lanner e Hellmesberger jr. per poi passare all'unico straniero ovvero Leo Delibes. Fra fiori stupendi, coreografiche accattivanti vestite da costumi d'eté ancienne, il grande sogno viennese ha mancato in parte della magia.
Sarà che anche il Concerto di Capodanno è da tempo un prodotto per turisti, sarà che Barenboim troppo sicuro del radicalismo wagneriano dal quale è ultimamente affascinato, ha dimenticato invece di infondere il leggero drammatico romanticismo che la musica degli Strauss richiede e sarà che oramai l'inflazione dei musicopanettoni (non ultimo quello orribile della Fenice di Venezia) influenza anche le scelte degli scrupolosi Wiener. Per tutte queste ragioni e per altre, la poesia di una musica unica nel suo genere, sapeva di macchips. È pur vero che anche il mito dell'eleganza di James Bond è oramai cambiato, anzi decaduto ma alla magia non si può togliere quello spirito che rende unico il sogno popolare, quello di volare a Vienna e sedersi a vedere come ancora quel progetto di Clemens Krauss, nato nel lontano 1939 abbia ancora il valore di unificare i popoli, ballando con una ruga in fronte.

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