La tradizione è quella dell'avanguardia. Ma The Tradition Trio finisce per essere coerente col proprio nome anche in un altro senso: sodalizio che dura da vent'anni abbondanti, rappresenta così ormai in se stesso una tradizione, certo non immobile. E che Area Sismica, che nel campo dell'avanguardia ha anche lei la sua bella tradizione, ha offerto la preziosa occasione di veder rinnovarsi. Insolito l'organico, e speciale l'assortimento di personalità. Statunitense, figura storica del free jazz, come contrabbassista Alan Silva è stato a fianco (spesso in incisioni storiche) di Cecil Taylor, Albert Ayler, Archie Shepp, Sun Ra, Bill Dixon; poi da un quarto di secolo alle corde ha preferito la tastiera del synth. Tedesco, il trombonista Johannes Bauer è da fine anni settanta uno dei più noti esponenti dell'improvvisazione radicale europea. Inglese, formatosi nei 60 e maturato in un ampio ventaglio di gruppi di punta, a cavallo fra jazz e rock, Roger Turner è uno dei più inclassificabili batteristi europei.
Età non verdissime: Silva è del '39. Ma l'entusiasmo, lo slancio, sono quelli di tre ragazzini che stanno giusto scoprendo le meraviglie che possono tirare fuori dai loro strumenti. Pezzi tutti molto tirati, veloci, con una specie di smania, di eccitazione del produrre suoni, del fare musica, e grande energia e comunicativa. Anche momenti parossistici e saturi, ma non un set di improvvisazione a briglia sciolta. Con una complicità e un dialogo serratissimi, Silva e Turner delineano in maniera incalzante le situazioni, a cui Bauer coi suoi interventi aggiunge la profondità di campo. Silva svaria ecletticamente da suoni sordi che potrebbero essere quelli di tubi metallici percossi al sound basso e tenebroso di un clarinetto basso, da sfondi «spaziali» o «sinfonici» ad effervescenze free spinte fino allo stridulo se non all'aggricciante, dal pianoforte di sapore novecentesco-contemporaneo a momenti sognanti che magari si voltano subito in un'atmosfera di suspence da thriller.
Ma non c'è dispersione in questa varietà di spunti, né superficialità, c'è piuttosto una caleidoscopica vivacità, che Turner tiene in tensione con un drumming impetuoso. Con questo medesimo trio lo abbiamo visto utilizzare idee ritmico-timbriche non convenzionali che lo distanziavano creativamente dal linguaggio della batteria jazz come dall'idioma dei radicali europei alla Paul Lovens o Paul Lytton; questa volta ci ha impressionato invece la sua potenza e continuità piuttosto jazzistica e neanche tanto free, persino swingante. Splendido Bauer nell'affezionarsi a delle figure e ricamarci sopra come qualcuno che sia assorto nei suoi pensieri e che rimugini fermandosi su un'idea. E spesso Silva, grande e innovativo leader di ampie compagini, introduce nei brani degli elementi che danno ai pezzi l'impronta di composizioni orchestrali, anche se portate ad un'estrema essenzialità e per una big band in sedicesimo. Applausi scroscianti e due bis a furor di popolo.