L'ULTIMA

L'ultimo COMPAGNO

storie
PESCALI PIERGIORGIO,

La morte di Bo Ye Htut, avvenuta il 27 novembre scorso nella clinica Thuka Kabar di Yangon, è passata pressoché inosservata. Eppure la scomparsa di questo novantunenne chiude un ciclo importantissimo nella storia del Myanmar dato che Ye Htut, il cui nome di battesimo era Aung Thein, era l'ultimo membro ancora in vita dei Trenta Compagni, il nucleo di patrioti birmani guidato da Aung San che negli anni Quaranta, con l'aiuto dei giapponesi, costituì l'embrione dal quale evolse l'attuale Tatmadaw , l'esercito nazionale del Myanmar. Nato il 25 febbraio 1922 a Tamwe, un distretto di quella che allora si chiamava Rangoon, Aung Thein frequentò la scuola pubblica di Kandawlay, distinguendosi per le sue doti di leader e di organizzatore. Tra il 1938 ed il 1940 aderì alla Dobama Asiayone (Associazione Noi Birmani), il movimento nazionalista fondato nel 1930 da Ba Thaung e Luy Maung.

Convergenze «anomale»
L'ideologia della Dobama Asiayone non fu mai definita, dato che in essa convergevano idee che spaziavano da una sorta di fascismo nostrano ad un più generalizzato comunismo internazionalista. Questa divisione ideologica impedì all'organizzazione di penetrare profondamente all'interno della società birmana, in particolare tra i contadini e la nascente classe lavoratrice delle industrie tessili. I leaders della Dobama Asiayone utilizzarono il prefisso thakin , anziché i tradizionali onorifici U, Ko o Maung. Non era solo un fatto di distinzione dagli altri movimenti nazionalistici birmani che nello stesso periodo stavano prendendo piede, ma un vero e proprio affronto alla società coloniale e borghese che si stava affermando nel paese. Thakin , difatti, significa maestro, un titolo conferito solo grazie al carisma e alla fiducia che veniva risposta sulla persona che portava tale appellativo. Ma thakin era anche foneticamente molto simile all'indiano sahib e, come il termine indiano, era utilizzato dai birmani per riverenza nei confronti degli inglesi. L'appropriazione di tale titolo voleva significare che i birmani avrebbero dovuto abbandonare la concezione di inferiorità nei confronti dei colonizzatori per riconquistare il proprio futuro. L'esperienza nella Dobama Asiayone fu decisiva per Ye Htut. Il 20 dicembre 1938 era presente quando, durante una manifestazione, la polizia ferì gravemente Aung Gyaw, uno studente che, fino ad allora, era stato ai margini della vita politica. L'agonia del giovane terminò tre giorni dopo e la sua morte lo elevò a rango di primo martire per l'indipendenza birmana determinando il futuro di Ye Htut. Come Aung San, che ammirava profondamente, anche lui abbandonò gli studi per dedicarsi completamente alla causa indipendentista. Il 13 aprile 1941 salpò alla volta di Hainan, occupata dai giapponesi, dove ricevette i primi rudimenti di tecnica militare. Fu una scelta dolorosa e sofferta, come ebbe a confessare: la spaccatura tra la fazione filogiapponese di Aung San e il gruppo comunista di Thakin Soe, favorevole ad una collaborazione con la Gran Bretagna in funzione antinipponica, lo costrinse a scegliere da quale parte stare. E lui, ammaliato dal grande fascino di Aung San, scelse di seguirlo. Le sue doti militari vennero notate dai giapponesi, che lo posero a comandare la Terza Brigata dell'Esercito d'Indipendenza Birmano. Fedelissimo di Aung San, lo seguì anche nella svolta opportunistica avvenuta a pochi mesi dalla fine della guerra, quando il futuro eroe nazionale e padre di Aung San Suu Kyi, constatando l'ineluttabilità della sconfitta giapponese, si offrì di combattere accanto ai britannici.

Il pogrom anticomunista
L'assassinio di Aung San, avvenuto nel luglio 1947, pochi mesi prima dell'indipendenza birmana, «liberò» Ye Htut dal legame politico ed ideologico con il leader nazionalista. Entrato nel 1948 a far parte del Consiglio di Unità di Sinistra, si scontrò immediatamente con la centralizzazione del potere voluta dal nuovo governo. Il pogrom anticomunista ordinato dal premier U Nu costrinse tutti i quadri del partito e i loro affiliati a darsi alla clandestinità. Bo Ye Htut (Bo sta per comandante) tornò a combattere per la sua idea originaria guidando reparti dell'Esercito di Liberazione Popolare Birmano e diventando, tra il 1951 ed il 1963, uno dei leader più influenti del Partito Comunista.

L'autodeterminazione-chimera
La svolta socialista voluta dal generale Ne Win, anche lui uno dei Trenta Compagni, indusse Ye Htut ad abbandonare la lotta armata per diventare consigliere del Partito del Programma Socialista Birmano. L'amicizia di vecchia data con Ne Win e l'entusiasmo popolare che si era creato attorno alla nuova politica birmana lo convinsero che quella fosse la scelta giusta. Restò a fianco di Ne Win fin quando gli fu possibile, entrando anche a far parte della commissione per la redazione costituzionale nel 1973. L'anno seguente, l'inconciliabilità con le leggi emanate dalla giunta militare lo allontanarono sempre più dal generale sino ad essere espulso dal partito. Non si perse d'animo e nel 1978 lo ritroviamo, ormai cinquantaseienne, a fianco degli studenti e dei manifestanti che affrontavano i reparti del Tatmadaw , che lui stesso aveva contribuito a fondare. Assieme a Tin Oo, uno dei promotori della Lega Nazionale per la Democrazia, condivise le idee che sostenevano il movimento di protesta. «Eravamo inesperti e Ye Htut ci diede preziosi consigli su come agire durante i primi giorni in cui scendevamo per le strade » ha detto lo stesso Tin Oo ricordando la figura dell'ultimo dei Trenta Compagni. La scomparsa di Ye Htut è avvenuta in un momento cruciale per la storia del Myanmar. Dopo un lungo periodo di dittatura, il paese sta attraversando una tortuosa e complicata fase di riforme che stanno mettendo a dura prova l'unità nazionale. L'idea originaria dei Trenta Compagni si limitava alla sola liberazione della Birmania dal giogo coloniale britannico. La Conferenza di Panglong del 1947, che avrebbe dovuto gettare le basi per una nazione multietnica e veramente rappresentativa, venne disattesa subito dopo l'indipendenza dallo stesso governo democratico di U Nu, il leader che prese il posto di Aung San. Fu anche per questa delusione che Ye Htut, assieme ad altri suoi compagni d'arme, decise che la lotta per la democrazia non poteva dirsi conclusa. L'idea dell'autodeterminazione dei popoli che permeava il movimento comunista si rivelerà anch'essa una chimera, contribuendo a disgregare il Partito Comunista Birmano. Da diversi anni Ye Htut era dimenticato e nessuno più si premurava di chiedere un suo parere su quello che stava accadendo in Myanmar. Possiamo, però, immaginare che il paese in cui ha vissuto non sia stato quello che avrebbe voluto che fosse quando, nel lontano 1938, aveva iniziato a dedicarvi la vita.

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