CULTURA

Sebastiana Papa entra in punta di piedi nelle case di Orgosolo

MOSTRE - Al Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma un focus sulla Sardegna di ieri e di oggi
DI GENOVA ARIANNA,

Da una parte, sfilano i costumi sardi, ognuno diverso, con le loro storie cucite sulle stoffe fiorate, nere o rosse fuoco. In mezzo, ci sono i gioielli - quelli di un tempo e quelli moderni - che testimoniano le mille anime della Sardegna e segnano una continuità con le tradizioni non ancora andate perdute (come quei buttones dei costumi che vengono reinventati in ceramica, assumendo forme contemporanee o il telaio che ordisce trame inedite, ma con la medesima perizia di una volta). Dall'altra parte, invece, sul muro, si incontrano le immagini - rigorosamente in bianco e nero - del viaggio ad Orgosolo di una fotografa speciale, Sebastiana Papa, che lì nella Barbagia andò nel 1966, si mescolò tra la gente, sconfisse la loro diffidenza e poté immortalare la ruvidezza della vita sarda, sul limitare di un'epoca e di una civiltà che volgeva ormai al tramonto.
I frames rubati riportano in vita antichi mestieri e giochi di bambini: dall'anziana signora che fila seduta sulle scale ai pastori che preparano il formaggio, fino alle ragazzine che impastano il pane nel forno comunale (retaggio di una idea di comunità oggi sparita) e ai saltelli intorno alla campana, gioco di strada che ha divertito intere generazioni, prima e dopo la guerra. Trenta le foto selezionate ed esposte di Sebastiana Papa, pescate da un patrimonio importante che «racconta» un mondo anonimo, di gesti rituali e abitudini secolari, trasfigurandolo in Storia.
Sono questi alcuni scorci della mostra allestita presso il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma (fino all'8 dicembre), diretto da Maura Picciau: l'esposizione pone al centro del suo «Arcipelago Mediterraneo» - una sorta di narrazione che tira un filo che va dal nord al sud dello Stivale - una regione come la Sardegna, oggi messa in ginocchio dagli eventi naturali e dall'incuria politica delle sue amministrazioni.
La collezione di oggetti sardi può contare su una gran varietà di materiali e può considerasi una delle raccolte più ricche conservate all'interno del museo: tra tutte le regioni presenti nel 1911 all'Esposizione del Cinquantenario dell'Unità d'Italia, infatti, la Sardegna risultò essere quella meglio documentata, forse proprio a causa della sua posizione geografica periferica, che la relegava nelle zone «ombrose», quelle meno conosciute del nostro paese. Il gruppo etnografico sardo era, quindi, il più imponente: presentava le sue abitazioni (dalle capanne dei pescatori di Cabras fino alle case galluresi o montane della Barbagia) e lo svolgersi della vita quotidiana delle famiglie contadine. Vesti, arredi, manufatti, attrezzi di lavoro sono ora il tesoro» custodito nelle raccolte del Museo che si trova all'Eur, proprio di fronte al Pigorini.

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