Dentro il palazzo la firma degli accordi commerciali tra Italia e Russia (Letta e Putin), fuori la protesta delle associazioni gay contro la violazione dei diritti umani nella Federazione russa. Trieste ieri era così. Divisa a metà: tra la politica in pectore al lavoro sulle intese economiche, siglate per il vertice per l'Anno incrociato del Turismo Italia-Russia, e la società civile in piazza con la manifestazione «Putin a Trieste: Sos Russia» per difendere i diritti della comunità Lgbt russa. Un allarme legato soprattutto al clima di omofobia che, secondo il popolo arcobaleno, si è creato in seguito alle leggi antigay di Putin e che segue ad altre proteste che hanno accolto il leader russo in Italia, come quelle pro Pussy Riot o per gli attivisti di Greenpeace trattenuti ancora in Russia. Una mobilitazione che, avanzando sulle arie del «Lago dei cigni» sotto una grande bandiera arcobaleno di 110 metri quadrati, ha riunito oltre 40 sigle nazionali e locali (tra cui Arcigay, Arcilesbica, Sinistra Ecologia e Libertà). Madrina della manifestazione, Vladimir Luxuria - colbacco rosso e borsa con l'immagine del Cremlino - secondo cui «I diritti umani non si possono svendere in trattati bilaterali».
Già nei giorni scorsi associazioni gay italiane come «Certi diritti» hanno chiesto al Governo italiano, insieme ad alcuni parlamentari, di «sollevare la questione chiedendo garanzie alle Autorità russe affinché le aggressioni omofobe siano adeguatamente investigate, perseguite e prevenute» affermando che, in vista delle Olimpiadi di Sochi e dell'Anno del Turismo, «i cittadini italiani hanno anche il diritto di viaggiare pienamente informati». Ecco pronta quindi una lista di 12 domande specifiche per chiarire «l'ambiguità della legge contro la propaganda delle relazioni sessuali non tradizionali» che vanno da interrogativi come: «Cosa accadrebbe se una persona parlasse a favore dei diritti delle persone Lgbt in una conversazione privata o in pubblico?» oppure «I turisti italiani e i cittadini russi potrebbero parlare positivamente, in privato o con i media, delle proprie famiglie se composte da persone dello stesso sesso?». «Il tema centrale è che l'Unione europea e i Paesi che ne fanno parte devono inserire la clausola della tutela dei diritti umani nei rapporti internazionali, anche se è evidente che ciò non conviene per ragioni economiche e commerciali. Se infatti da un lato la comunità Ue si fonda su una «gamba» economica, dall'altro non bisogna dimenticare che essa deve reggersi anche sulla «gamba» dei diritti umani», spiega il senatore Sergio Lo Giudice, membro della Commissione Diritti Umani del Senato.
Intanto c'è già chi si attrezza per abbandonare Madre Russia con l'obiettivo di approdare in un altro Paese e chiedere lo status di rifugiato per persecuzione per orientamento sessuale. Il primo caso, andato in porto con successo per un gay russo, è stato registrato nelle scorse settimane a Berlino ma, secondo un sondaggio dell'associazione russa «Coming Out» condotto su un campione di oltre 350 famiglie arcobaleno russe, il 58% degli intervistati ha dichiarato che sta pensando di andarsene via dalla Russia. Le prime storie di migranti Lgbt russi sono intercettate da quella rete sovranazionale di solidarietà formata dalle associazioni per i diritti umani che rispondono a richieste d'informazioni e aiuto da parte di chi vuole lasciare il paese. Alcuni casi di questo «esodo arcobaleno» sono stati intercettati anche in Italia: quattro da Giorgio Dell'Amico, che per Arcigay si occupa di migranti Lgbt. Tra questi potrebbe esserci il primo caso in Italia di richiesta d'asilo da parte di un gay russo. «E' uno studente universitario di circa 20 anni, ora a Milano, che si è rivolto ad Arcigay per essere aiutato nella richiesta d'asilo - spiega Dell'Amico - Non è un attivista che faceva propaganda, è stato picchiato e insultato perchè gay da suoi connazionali durante una festa privata. Gli stiamo facendo fare delle visite mediche per verificare i segni dell'aggressione, come cicatrici e lesioni, in vista di una perizia legale. Gli altri che mi hanno contattato per ricevere informazioni sono una coppia, un single e un attivista blogger».
C'è poi la vicenda di una mamma lesbica con un bambino di 8 anni con cui è in contatto Ilaria Trivellato, presidente dell'associazione «Famiglie Arcobaleno» di Bologna. «La richiesta di aiuto è stata inviata da questa mamma arcobaleno, una donna molto esposta per il suo impegno di attivista, alla rete europea 'Nelfa', che riunisce tutte le associazioni di genitori gay e lesbiche, attraverso la quale ho saputo del suo appello e ho potuto così offrirle il nostro supporto nel caso volesse venire qui in Italia».