ITALIA

In piazza l'appello di Simone

ROMA - Domani manifestazione contro l'omofobia dopo l'ennesimo suicidio
COLANGELI SILVIA,

«Basta con l'omofobia e la transfobia» è lo slogan della mobilitazione convocata domani sera alle 22 da Gay center in via San Giovanni in Laterano, a Roma. Nella cosidetta gay street si rifletterà sull'ultimo tragico episodio legato alle discriminazioni contro gli omosessuali e si chiederà ancora al parlamento di approvare una legge ad hoc.
Prima di togliersi la vita, sabato notte, Simone ha scritto: «L'Italia è un paese libero, ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza». Si è buttato dall'undicesimo piano dell'ex pastificio Pantanella sulla Casilina, a Roma. I genitori sotto choc hanno dichiarato: «Eravamo ignari di questo suo tormento interiore. Non sapevamo che nostro figlio potesse essere omosessuale, né di questo suo disagio nei confronti dell'omofobia». La Procura di Roma per il momento ha aperto un fascicolo senza indagati o ipotesi di reato. Gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal pm Antonio Clemente. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha commentato: «Io non la chiamerei disgrazia, ma frutto dell'arretratezza culturale del nostro paese in tema di diritti».
Lo scorso 19 settembre, dopo un percorso molto accidentato, la Camera ha approvato un testo che ha scontentato gran parte delle associazioni Lgbt, ma che comunque aspetta ancora di essere calendarizzato in Senato. «In Italia, in tema di omotransfobia, si contano molte più vittime che provvedimenti - ha detto Flavio Romano, Presidente di Arcigay - allora ascoltiamo con umiltà la denuncia che il gesto disperato di un ventunenne, e di altri giovani prima di lui, contiene. E mettiamo in campo una risposta, quantomeno una reazione».
I suicidi o i tentativi di suicidio di giovani omosessuali in Italia costituiscono un dato allarmante. Secondo i dati del Gay center, alla Help Line 800.713.713 sono giunte quest'anno oltre 20 mila chiamate e risulta che un omosessuale su dieci ha pensato a togliersi la vita almeno una volta. Nonostante molti gay scelgano di trasferirsi a Roma per vivere più lontani dai pregiudizi ancora molto diffusi nel nostro paese, quest'anno è il terzo suicidio nella capitale legato all'omofobia.
Prima di Simone, uno studente del liceo scientifico Cavour di soli 15 anni si era tolto la vita legandosi una sciarpa al collo. Quest'estate un altro quattordicenne, in zona Torraccia, si era lanciato dal terrazzo di casa sua. Un altro ragazzo ci aveva provato a maggio, gettandosi dalla finestra durante l'ora di ricreazione. Paura e incomprensione sono i sentimenti che tutti questi ragazzi avevano manifestato ai loro amici o sulla rete prima togliersi la vita. Gli stessi che tanti altri omosessuali raccontano di provare nei forum su internet o denunciano ai centri d'ascolto delle associazion Lgbt. «Chi ancora non capisce - ha detto Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center - che bisogna rendere normale la vita di chi è gay allargando la sfera dei diritti, contribuisce a far vivere quel clima di omofobia che può generare tragedie».
Ha annunciato che parteciperà alla mobilitazione di domani sera il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle pari opportunità, Maria Cecilia Guerra. Lo farà a nome del governo e anche in rappresentanza del presidente del Consiglio Enrico Letta, invitato dagli organizzatori: «Questo gesto - ha dichiarato Cecilia Guerra - è a testimonianza dell'impegno del governo, e del mio sostegno istituzionale e personale, alla battaglia contro la cultura della discriminazione e della disuguaglianza». Ma Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia chiede maggiore concretezza: «Come accade tutte le volte che gli omosessuali sono aggrediti, o subiscono discriminazioni, o peggio, come nel caso di Simone, si tolgono la vita perché si sentono impotenti, fioccano le dichiarazioni politiche e istituzionali. Calendarizzate urgentemente una legge sull'omofobia e transfobia, correggendo le storture licenziate alla Camera. Smettetela di offenderci con le vostre lacrime da coccodrillo».

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