POLITICA & SOCIETÀ

L'ultima offesa dello stato

LA FARSA - Alla cerimonia di Agrigento non ha partecipato per protesta il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. Il governo delle larghe intese tocca il fondo
FAZIO LUCA,

Qualunque cosa dovesse ancora succedere, e ne succederanno di porcherie, le istituzioni di questo paese, governo delle meschine intese e alte cariche dello stato comprese, ieri hanno toccato il punto più basso sul litorale turistico di San Leone, ad Agrigento. Non si poteva chiamarlo nemmeno funerale, perché non c'erano le bare, già interrate senza nome in terra di Sicilia, tipo fossa comune appena ingentilita da semplici mazzi di fiori, e allora hanno allestito una messa in scena indecorosa e l'hanno chiamata commemorazione. Le autorità blindate, due preghiere e via. Per 366 morti annegati davanti alle spiagge di Lampedusa.
Di alto livello la rappresentanza governativa spedita sull'isola per metterci la faccia, Angelino Alfano, il ministro Mario Mauro e la ministra Cécile Kyenge. La polizia, l'esercito e l'integrazione. Tutti e tre «commossi», scrivono le agenzie, e qualcuno anche confuso, se è vero che Cécile Kyenge (poi corretta dal suo ufficio stampa) ha detto «oggi è un giorno importante perché per la prima volta sono stati fatti funerali di Stato, una cerimonia ufficiale con la quale si riconoscono persone nate altrove e che non hanno la nazionalità italiana». Niente di più lontano dalla realtà.
A parte l'imbarazzato terzetto, lo Stato non c'era. E dire che lo aveva promesso due settimane fa il primo ministro Enrico Letta, vergognandosi in ginocchio davanti a quattro piccole bare bianche. Deve averci ripensato. Non c'era nemmeno l'arcivescovo di Agrigento, impegnato altrove. C'erano però molti sottoposti sparsi qua e là, tutti commossi, e anche la sgradita presenza dell'ambasciatore dell'Eritrea, accolto dal cartello di alcuni cittadini del suo paese che sono riusciti a scappare senza annegare: «La presenza del regime offende i morti». Non c'era nemmeno il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Era a Roma per un incontro con il presidente Napolitano. La sua è stata l'unica defezione rivendicata con forza, non una assenza ma un atto di accusa: «I funerali di Stato sono naufragati nel momento stesso in cui sono stati annunciati, non ci sono mai stati segnali concreti da parte dello Stato. Potevano non essere sontuosi, bastava un saluto che desse dignità e onore a quei morti. E poi se proteggiamo chi scappa dall'Eritrea per non fare il militare, perché invitiamo il governo eritreo alla commemorazione dei morti?».
Sarebbe troppo aspettarsi una risposta da un tipo come Alfano. Prima di svignarsela con le sue guardie dopo un'ora di inutile litania interreligiosa, il rappresentante della destra moderna che non dispiace al centrosinistra si è intrattenuto cinque secondi con la stampa per dire cosa pensa. Sono tre righe, le ha imparate a memoria, non sa dire altro (lui e quelli che governano con lui): «Abbiamo assicurato un'assistenza ai superstiti e una degna sepoltura ai morti. Ora caccia ai mercanti di morte». Lo hanno portato via tra le contestazioni di un gruppo di siciliani furibondi: «Bossi-Fini legge di assassini». Alcune donne eritree piangevano ancora.
Come aveva detto il sindaco di Agrigento Marco Zambuto (Pd), ancora prima di vedere con i propri occhi, ad Agrigento è andata in scena l'ennesima farsa di Stato: «Sarò presente alla cerimonia commemorativa delle vittime dei due naufragi, anche se questi due funerali sono una farsa di Stato, una passerella per i politici. Ci andrò per rappresentare una comunità, quella agrigentina, che ha aperto il proprio cuore, senza clamori, all'insegna dell'accoglienza concreta, dando sepoltura ad oltre 90 vittime». E infatti è stato un oltraggio ai morti, quasi vilipendio di cadaveri, e anche ai vivi, quei 157 superstiti del naufragio che ieri non sono stati invitati alla cerimonia. Sono rimasti a Lampedusa, prigionieri del centro di accoglienza e del destino che ha riservato loro il peggiore degli approdi. Hanno protestato, poi i soldati sono riusciti a convincerli: «Ormai non c'è più niente da fare», anche per un funerale. Hanno capito e si sono limitati a gettare fiori in mare. Ecco il funerale di Stato. Con la presidente dalla Camera Laura Boldrini che il giorno prima si era limitata commuoversi da sola visitando Mazzarino, un paese vicino a Caltanisetta che ha scavato alcune fosse per accogliere piccoli cadaveri.

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