SOCIETÀ

Tra Concilio di Trento e l'estrema destra

LA FRATERNITÀ SAN PIO X, FONDATA DA LEFEBVRE
KOCCI LUCA,

La Fraternità sacerdotale San Pio X viene fondata nel 1970 a Friburgo dall'arcivescovo francese Marcel Lefebvre, durante il Concilio Vaticano II schierato con l'ala più conservatrice e fortemente critico verso le istanze di rinnovamento. Attorno a lui si aggregano gruppi, preti e laici che non riconoscono i risultati del Vaticano II e accusano la Chiesa di aver abbandonato la retta vita della tradizione. Nelle comunità che iniziano a diffondersi in tutta Europa si celebra la messa in latino e si vive un'esperienza religiosa ferma al Concilio di Trento e alla Controriforma. I rapporti con Roma sono tesi ma i lefebvriani vengono tollerati (rappresentano una minoranza non del tutto ininfluente della Chiesa) fino al 1988: nel seminario della Fraternità ad Econe, in Svizzera, Lefebvre, senza autorizzazione vaticana, ordina quattro vescovi, e Giovanni Paolo II li scomunica. È scisma. I lefevbriani sono un'altra Chiesa, anche se Roma tenta in continuazione di ricucire. Una prima pace viene siglata nel 2009: Ratzinger revoca la scomunica ai vescovi ordinati da Lefevbre (morto nel '91), fra cui il famigerato Williamson, che in diverse interviste aveva negato l'esistenza delle camere a gas e espresso posizioni antisemite (è stato poi espulso dalla Fraternità, non per antisemitismo, ma per insubordinazione verso i superiori!). Come del resto molti altri appartenenti alla Fraternità, che intrattiene rapporti organici con gruppi dell'estrema destra, dal Fronte nazionale di Le Pen a Forza Nuova.
Con la revoca della scomunica, sembrava che la riconciliazione totale con Roma fosse alle porte, ma negli ultimi mesi le trattative si sono interrotte. Con lo strappo dei funerali di Priebke, sembra difficile che si possano ricomporre, tanto più il superiore generale della Fraternità, mons. Fellay, accusa Bergoglio di essere un «modernista».
La San Pio X è presente in oltre 60 Paesi, conta quasi 600 preti e più di 200 seminaristi. In Italia ci sono una ventina di comunità. Albano è la sede centrale. Poco distante, a Velletri, abita il confessore di Priebke, don Nitoglia (di cui ha scritto ieri il manifesto). Il nord-est è un'altra zona ad alta densità lefebvriana. Nel trevigiano c'è don Floriano Abramovich che ha già annunciato: «Sabato celebrerò una messa da requiem per il mio amico Erich Priebke».

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